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cacciari massimo
A sentire Massimo Cacciari il futuro della sinistra italiana è tutt’altro che roseo. Il Pd? «Un partito mai nato». Renzi? «Concepisce solo il potere personale». Gli scissionisti? «Deprimenti, senza idee e ancora a inseguire i magistrati in politica». Il filosofo veneto fa un’analisi spietata della situazione. «Ma non c’è nulla di nuovo», dice, «sono dieci anni che ripeto questo cose e nessuno mi ha mai ascoltato», precisa con un tono quasi annoiato. Nessuno stupore neanche di fronte alla debacle siciliana del partito, un risultato ampiamente prevedibile. Professore, le tende di Prodi continuano ad allontanarsi mentre il Pd subisce l’ennesima sconfitta elettorale. Cosa succede? Che il Partito democratico non si è mai costituito come partito. Fin dal primo istante si è capito che l’operazione era impossibile, le vecchie direzioni non sono riuscite a dar vita ad alcunché di nuovo. E da queste macerie è venuto fuori Matteo Renzi che con le tradizioni precedenti non aveva nulla da spartire e non aveva alcuna idea di partito. Solo un’idea di potere personale, con la sua corte, che è la negazione di una concezione partitica. Da questo deriva un programma completamente distaccato dai problemi sociali ed economici del Paese, lontano dagli interessi della base e della stragrande maggioranza degli elettori del Pd. Basti pensare alla scuola dove si sono persi tutti i voti arrivati in occasione delle Europee. Il fallimento non è spiegabile con un motivo unico, risiede in una serie infinita di questioni che non hanno funzionato. Qualcuno adesso chiede a Renzi un passo indietro, potrebbe essere una soluzione per ripartire? È una cosa senza senso, è come dire che se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carriola. Renzi non è umo da passi indietro. I passi indietro li potevi chiedere ai leader politici che appartenevano a un partito, qui c’è un partito che appartiene a un leader. Renzi è figlio di un’altra epoca politica e più che uscire di scena tenterà di giocare alla Macron. Rottamando direttamente il partito come il presidente francese? Esattamente. Non resta da rottamare più nessun dirigente, punterà alla definitiva rottamazione del Partito democratico, sostituendolo con se medesimo e la sua corte. Non troverebbe alcuna resistenza a perseguire un disegno simile? L’area che fa riferimento a Dario Franceschini continuerà a sostenere il segretario fintantoché avrà garantiti alcuni seggi. Discorso diverso per Andrea Orlando e Gianni Cuperlo che non sono democristiani e a un certo punto decideranno di andarsene, non ce la faranno a restare dentro un partito di quel tipo. A meno che Renzi non decida di rinunciare quantomeno alla premiership... Rinunciare significa ammettere di aver sbagliato tutto ed essere disposti a ricominciare daccapo con una gestione collegiale del partito, con la formazione di un comitato unitario per la scrittura del programma e la compilazione delle liste elettorali. Non credo che Renzi sia capace di una scelta simile, non lo farà mai. Intanto a sinistra, D’Alema e compagni lanciano la sfida al Pd candidando Piero Grasso... Bisogna ancora vedere se Grasso alla fine ci starà e poi mi lasci dire una cosa. Prego. È deprimente. Cosa? La sinistra che ancora insegue la magistratura. Ma le pare? Basta, basta, basta. Forse non c’erano altri nomi da spendere? E se non hai altri nomi da spendere e non hai altre idee per la testa vai a casa e goditi la pensione. Gli scissionisti non hanno chance di successo? Non hanno alcun progetto politico se non la vendetta. Impossibili gli apparentamenti elettorali col Pd? E come fanno? Dovrebbero superare ogni soglia minima del pudore. L’unico accordo che potrebbero fare, escludendo la possibilità di un’autentica coalizione, è sui collegi. Ma è tecnicamente impossibile con l’attuale legge elettorale, perché fare la desistenza sui collegi significa non raggiungere neanche i voti per entrare in Parlamento. Quindi a contendersi il governo del Paese saranno solo 5 Stelle e centrodestra? A meno di incredibili e plateali colpi di scena sarà così. E l’unico colpo di scena, che metterebbe davvero in seri pasticci i d’alemiani, sarebbe che Renzi dicesse: ok, facciamo le primarie di coalizione. Ma dubito che andrà così, perché in ogni caso sarebbe una decisione troppo tardiva e stiracchiata. Il segretario del Pd avrebbe dovuto pensarci prima, quando gli altri insistevano per andare in quella direzione. Renzi avrebbe vinto e avrebbe imbrigliato tutti gli altri, ma gli dei accecano coloro che vogliono perdere. E con un Renzi indebolito aumentano le quotazioni di un Gentiloni bis? E chi può dirlo. Certo è che con questa legge elettorale non verrà fuori nessuna maggioranza di governo e partiranno le pattuglie di convergenza tra Pd e Forza Italia. Ma siamo sicuri che basteranno? Forse a quel punto sarà più facile immaginare una coalizione tra Lega e Movimento 5 Stelle.