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Dauna parte i filo renziani, dall’altra i filo mastelliani. Mentre Giuseppe Conte sale al Quirinale per informare il Presidente della Repubblica sullo “stato della crisi”, il governo, o meglio i due principali partiti di governo, Pd e Movimento 5 Stelle si spaccano sulla strategia. La questione è seria: cosa fare per scongiurare che tutto vada a rotoli? Dopo l’ennesimo colpo di mano di Italia viva, i grillini vogliono chiudere definitivamente la partita con Matteo Renzi. La “linea Conte” ha fatto breccia nel M5S e adesso i pentastellati non hanno alcuna intenzione di riaprire la porta di casa a chi ha deciso di uscire sbattendola.
«Puntiamo tutto su Mastella», ripetono già a metà mattinata al quartier generale pentastellato, disposto ormai a dialogare persino con Silvio Berlusconi che a inseguire il leader di Rignano sull’Arno e i suoi ministri. Ma i numeri al Senato, per quanto garantita da una vecchia volpe della politica come Clemente Mastella, continuano a essere troppo ballerini per convincere gli alleati a gettare il cuore oltre l’ostacolo. E poi ci sarebbe l’imbarazzo, per i dem, di affidare il proprio destino nelle mani di chi fece terminare in anticipo la seconda esperienza di governo di Romano Prodi. Il Pd non condivide minimamente la fuga in avanti dei pentastellati, benedetta da un post su Facebook di Beppe Grillo, e prova ad andare il contrattacco. Nicola Zingaretti, che con Italia viva governa Regioni e Comuni e che ha già chiuso accordi politici per nuove alleanze locali, va su tutte le furie e attiva tutti suoi canali diplomatici per riaprire il dialogo coi vecchi compagni di partito.
L’obiettivo minimo è “congelare” almeno le dimissioni delle ministre per mettere in sicurezza i dossier sul tavolo, dal Recovery plan allo sforamento di bilancio e arrivare ad un “Conte ter”, con un’intesa blindata. Ma la situazione è troppo logora per pensare di mettere una toppa all’ultimo momento. «Si sono scordati di avvisarci», ironizzano fonti di di Italia viva a proposito di uno spiraglio per evitare la crisi. «Lo ha detto Casalino», aggiungono, commentando la notizia della riapertura del dialogo fatta trapelare da fonti di governo. È il segnale che annuncia l’epilogo, con le dimissioni di Teresa Bellanova, Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto.
I grillini, forse, si sentono sollevati. Il Pd, di certo, no. Chi esulta, invece, è proprio Clemente Mastella che poco prima in radio aveva dichiarato a proposito dei “responsabili”: «Qualcuno ce n’è, non so se in numero sufficiente, ma sono più di qualche unità, forse anche più di cinque...». Quanti saranno disposti a uscire allo scoperto lo sapremo presto, sempre che siano ancora utili a tenere in vita un governo politico.