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cuperlo partito democratico
Aria di rimpasto? «Non lo so e se le dessi una qualunque risposta millanterei credito. Però penso una cosa, che di questi temi meno si parla meglio è. Nel caso il premier per primo ne ravvisi la necessità, un rafforzamento del governo non si discute, si fa». Gianni Cuperlo non ama il chiacchiericcio, preferisce sempre guardare alla sostanza delle cose, dopo averle attentamente analizzate.
Partiamo dal Mes. Conte dice che i «soldi per la sanità possiamo trovarli diversamente», il Pd insiste sulla necessità di accedere al Fondo salva Stati. Come finirà questo braccio di ferro?
Prima del “come” spero nel “dove” e la risposta credo debba essere in Parlamento. Il premier lo aveva annunciato, ora è bene lo faccia. Si rechi lì a spiegare le ragioni di una scelta chiara e possibilmente condivisa dalla maggioranza che lo sostiene.
Il M5S è arroccato sul “No” al Mes, il Pd sul “Sì”. Più che un confronto sembra una disputa ideologica per entrambi i partiti...
Spero non sia così e che si possa ragionare sul merito. L’argomento dello stigma o il fatto che si aggraverebbe la quota del debito non mi paiono risolutivi. Non è un mistero per nessuno, meno che mai per gli investitori internazionali, quale sia lo stato dei nostri conti pubblici e tutto ciò che dall’Europa arriva a noi, compreso il Sure e parte del Recovery fund alimenta il nostro debito. La vera scelta è tornare a crescere dopo la crisi e la pandemia e in questo senso avere altri 37 miliardi a tasso praticamente negativo da investire in sanità e servizi non è un dettaglio.
Iv ha dato vita a un intergruppo parlamentare dal nome inequivocabile: “Mes subito”. Ne fanno parte anche esponenti di FI e personalità autorevoli del suo partito, come il vice segretario Andrea Orlando. Non sarebbe stato il caso di trovare prima un accordo di maggioranza?
Quasi tutto nella vita si può fare meglio. Ma è pure vero che a molto si può porre rimedio. Confido nella seconda.
Non sarebbe meglio concentrare le energie sul Recovery fund? Non è ancora chiaro quando arriveranno i fondi...
Per la verità un cronoprogramma l’Europa lo ha previsto. L’Italia è in regola coi tempi fissati per presentare il proprio piano di investimenti. La cosa importante è evitare di disperdere quelle risorse in mille rivoli. La chance che abbiamo davanti è unica nel senso che mai i fondamentali della nostra economia sono apparsi tanto fragili, ma da decenni non disponiamo di un volume simile di risorse da investire nei tre obiettivi che l’Europa ci indica: innovare e digitalizzare lo Stato, la riconversione green del nostro modello di sviluppo, una lotta frontale alle disuguaglianze.
A sette mesi dall'inizio della pandemia, gli ospedali tornano in affanno, si cercano di nuovo ventilatori e si ricomincia a parlare di coprifuoco e lockdown. Abbiamo sbagliato qualcosa?
Guardi, io rivendico il tanto di buono che si è fatto. L’aumento dei posti nelle terapie intensive anche se sulla denuncia del commissario Arcuri circa i ventilatori distribuiti e non ancora impiegati va fatta chiarezza. Penso ai posti letto nei reparti di malattie infettive e pneumologia accresciuti del 118 per cento. O ai trentamila medici e infermieri assunti in cinque mesi con contratti a tempo determinato e che si vogliono stabilizzare. Poi credo giusto ascoltare la voce di chi, come il professor Crisanti, spiega che in vista della seconda ondata sul numero di presidi e tamponi si doveva fare di più anche per reggere l’urto sul fronte della tracciabilità dei contatti. Mi pare che il ministro Speranza stia facendo un lavoro molto serio e ha ragione chi invoca su questo fronte la massima unità nazionale a partire dal rapporto del governo con le opposizioni.
Cosa pensa delle chiusure stabilite a livello regionale. Non si rischia di perdersi nella giungla di normative differenziate che tanta confusione ha generato durante la prima ondata?
Anche qui conviene risalire ai mesi di aprile e maggio quando il governo venne criticato per un eccesso di accentramento delle regole e delle decisioni. Allora eravamo di fronte a un pericolo inedito e per certi versi sconosciuto, oggi in buona misura non è più così e questo conta. Esiste un sistema settimanale di rilevazione su base regionale dei contagiati, anche se asintomatici e dei ricoveri, e da mesi il governo ha stabilito che le Regioni possano applicare, se necessario, misure più restrittive di quelle generali. Siccome dall’epidemia non siamo usciti proviamo a governare l’emergenza riducendo al minimo le polemiche e sviluppando al massimo la cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, a partire dai Sindaci che hanno le loro buone ragioni.
Emergenza a parte, i partiti si sono messi in moto anche in vista degli appuntamenti elettorali del prossimo anno, a partire dalle Amministrative di Roma. Cosa pensa della “discesa in campo” di Carlo Calenda senza passare per le primarie?
Penso che rompere il campo del centrosinistra sia un errore e quasi sempre comporti un vantaggio per la destra, potrei dire per ragioni di pura aritmetica prima ancora che politiche. Nel merito continua a colpirmi questa logica per cui ci si candida prima di ascoltarsi, mettere in campo l’idea di città che si ha in mente, chiamare i mille fiori del civismo e della cittadinanza attiva a misurarsi con quelle idee. Roma in questi anni non ha avuto una buona amministrazione, è un fatto, ma la domanda riguarda noi: come abbiamo preparato la risposta da dare ai limiti di adesso? Ecco, siccome me lo chiede le dico che io ripartirei da qui.
Senza primarie potreste non sostenerlo?
Non ho titoli né meriti per dirlo. Per noi le primarie sono un criterio serio di selezione del consenso su persone e programmi e comunque la decisione spetterà alla coalizione e a un tavolo dove siede anche la formazione di Calenda.
L'ex ministro dello Sviluppo economico dice che il Pd non aveva nomi alternativi e deve accontentarsi della sua candidatura. Ha ragione?
Carlo è un uomo preparato e intelligente, in amicizia gli consiglierei di non emulare il marchese del Grillo, quello dell’Io so’ io e voi….
L'unico risultato ottenuto per ora è la blindatura di Raggi, fino a pochi giorni fa messa in discussione dal suo stesso partito. Con Calenda si chiude ogni possibilità di dialogo col M5S a Roma?
Coi 5 Stelle noi governiamo il paese in una delle pagine più drammatiche della storia recente, se non bastasse le recenti elezioni regionali hanno dimostrato come parte del loro elettorato abbia ben compreso il valore di questa alleanza. Tra meno di un anno si voterà a Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli e me lo faccia dire per orgoglio, Trieste. Possiamo arrivare a un risultato assai positivo, ma ci riusciremo se tutti, non solo noi, accetteranno una premessa persino banale: assieme si può vincere, da soli si perde di sicuro. Noi, nei limiti del possibile, vorremmo imboccare la prima strada.