PHOTO
«Al senatore Scarpinato dovrei dire che mi dovrei stupire di un approccio così smaccatamente ideologico. Ma mi stupisce fino a un certo punto perché l’effetto transfert che lei ha fatto tra neofascismo, stragi e sostenitori del presidenzialismo è emblematico del teorema di parte della magistratura. A cominciare dal depistaggio e dal primo giudizio sulla strage di via d’Amelio. E questo è tutto quello che ho da dire».
La replica efficace di Giorgia Meloni a Scarpinato
Una replica secca, efficace della presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo l’intervento del grillino ed ex magistrato palermitano Roberto Scarpinato. Subito arriva la difesa d’ufficio del Fatto Quotidiano per precisare che la ex toga nulla aveva a che fare con le indagini di Via D’Amelio e che, anzi, nel 2011, da procuratore generale a Caltanissetta chiese la revisione dei primi due processi Borsellino in seguito alle rivelazioni di Gaspare Spatuzza. A parte che bisogna ringraziare gli avvocati come Rosalba Di Gregorio, i quali hanno lottato duramente quando tutti gli remavano contro, bisogna dire che la Meloni è stata chiara e forse è una questione di comprensione del testo.
Dal processo per la mancata cattura di Provenzano alla cosiddetta trattativa
Non ha accusato Scarpinato di essere il Pm che seguì i primi processi Borsellino, ma è partita dal suo intervento/requisitoria per dire che una parte della magistratura effettivamente imbastisce processi basati su teoremi. Alcuni, appunto, di chiara matrice ideologica. Ed è vero che sono stati fallimentari. I primi processi Borsellino lo sono stati. È un fatto indiscutibile. Così come quelli contro gli ex Ros portati avanti, in questo caso, anche da Scarpinato stesso. Pensiamo alla cosiddetta mancata cattura di Provenzano, la mancata perquisizione del covo (che poi era la casa della famiglia, il covo era un altro) di Riina fino ad arrivare alla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Tutti fallimenti. In questi processi, puntualmente sono entrate le narrazioni che il senatore grillino ha esplicato nell’intervento. Pensiamo al capo della P2 Licio Gelli. Viene sempre dipinto come una specie di Spectre che muove le fila della Storia. Si è cercato perfino di dipingere l’ex Ros Mario Mori come persona vicina alla P2. Peccato che è l’esatto contrario visto che, da giovane, fu cacciato via dai servizi segreti di allora (il Sid) proprio perché era un disturbo per il piduista Maletti, all’epoca vice capo.
C’è anche chi fa serenamente il suo lavoro, si attiene ai fatti
Il problema è che la Meloni ha toccato un tema generale che coinvolge sicuramente una parte della magistratura. C’è chi ha una visione dietrologica degli eventi, a tratti davvero surreali, che rischia di dare una chiave di lettura “oscura” a ogni legittima scelta politica. Ecco infatti che subito si collega il presidenzialismo o la separazione delle carriere a un piano di qualche regia occulta: in pratica le “scie chimiche” applicate alla politica. Ma c’è anche chi fa serenamente il suo lavoro, si attiene ai fatti. Accade così , solo per fare un esempio, che ben due serissime procure avevano archiviato la faccenda di “faccia da mostro”. Non hanno trovato nulla per inquisirlo. Anzi, solo prove contrarie. Altri invece, da morto, lo rispolverano e lo si inserisce nel disegno delle “entità” che governano gli eventi del nostro Paese.
Falcone si sgolava contro questi retropensieri che nulla hanno a che fare con una seria lotta alla mafia
Qualche problema c’è. Ma esiste da più di 30 anni. Basterebbe ascoltare o leggere gli interventi di Falcone: si sgolava fino alla nausea contro questi retropensieri che nulla hanno a che fare con una seria lotta alla mafia. Ma anche Borsellino stesso. Dopo la strage di Capaci, rilasciò una bella intervista al compianto Giuseppe D’Avanzo. Alla domanda sul terzo livello ed entità, ecco cosa rispose: «Credo che sia fuorviante immaginare una Spectre dietro le azioni della mafia e vedere questo delitto come una strage di Stato. Prima di avventurarsi in questo ragionamento, bisogna accertare i fatti e attenervisi». Una lezione, la sua, che dovrebbe fungere da monito contro taluni “indicibili” ragionamenti.