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Chiara Appendino
Ho deciso di fare un passo di lato». Per annunciare la rinuncia a un mandato bis per Torino, Chiara Appendino sceglie di utilizzare le stesse parole pronunciate da Beppe Grillo nel 2016, quando decise di togliere il suo nome dal simbolo del Movimento. A differenza del “garante” però la sindaca non rinuncia alla ricandidatura perché «stanchina», ma per una mera questione di coerenza, dice in un video su Facebook. Dopo la sentenza di primo grado per falso in atto pubblico, Appendino non intende far finta di nulla, perché una «condanna, anche se di lieve entità, resta tale e in politica prima di ogni cosa bisogna essere coerenti con i propri principi e io continuerò ad esserlo». La prima cittadina resta comunque convinta di aver sempre operato in buona fede e «nell’esclusivo interesse» del Comune, «che, al massimo, mi accusano di aver favorito ingiustamente». E proprio per questo motivo Appendino non ha intenzione di demordere, presenterà ricorso in Appello, «tuttavia le tempistiche per arrivare a sentenza vanno oltre la scadenza elettorale del 2021». Dunque, decisione presa, in «autonomia», e comunicata dopo aver avvertito, in mattinata, Vito Crimi, Beppe Grillo e Davide Casaleggio. «Perché queste sono scelte che non si annunciano, si prendono». Le argomentazioni utilizzate dalla sindaca piacciono a tutto il Movimento. A partire dal “garante”, che con un «grazie Chiara» condivide sui suoi social il video messaggio di Appendino. Ringraziamenti anche da parte del capo politico reggente, convinto che l’esponente perntastellata sia e resti, per il M5S e per tutto il Paese, «una preziosa, insostituibile, risorsa». Sì, perché rinunciare a una ricandidatura non significa rnunciare alla politica. E non è escluso che Chiara Appendino possa ricoprire un ruolo importante all’interno del Movimento del futuro, magari rivedendo qualche dettaglio del “Codice etico” per consentire alla prima cittadina di “sospendere” l’autosospensione dal partito, arrivata un minuto dopo la sentenza, e mettersi alla guida di una forza rinnovata, come auspicato fino poche settimane fa da Luigi Di Maio. Ma il passo di lato non apre nuovi scenari solo all’interno del mondo pentastellato, è soprattutto all’esterno che da domani potrebbero arrivare le novità più importanti. Con Appendino va via, infatti, anche uno dei maggiori ostacoli all’intesa col Pd sotto la Mole. Adesso, come sottolinea la stessa sindaca uscente, l’ auspicio «è che per il bene della città, con il dovuto senso di responsabilità, ognuno sappia mettere da parte gli interessi personali e di bottega, c’è in gioco il futuro di Torino». Tradotto: il M5S ha fatto la sua parte, ora tocca ai dem sotterrare l’ascia di guerra in Piemonte. Le Amministrative, però, saranno un gioco di incastri. E senza un passo indietro anche di Virginia Raggi sarà difficile chiudere un’intesa a Torino. Il Zingaretti aspetta da Roma per decidere se far dar vita a una nuova coalizione organica in tutta Italia. Per il momento prevale la linea Di Battista: «Raggi non è sindacabile». Ma fino a poco tempo fa poche cose erano sindacabili per il Movimento 5 Stelle.