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Romani
«Il Mattarellum? Una provocazione che, in fondo, non piace nemmeno al Partito Democratico». Paolo Romani, capogruppo al Senato per Forza Italia e ministro allo Sviluppo economico del governo Berlusconi, traccia la roadmap del centrodestra, a partire proprio dalla legge elettorale.
Partiamo dal governo Gentiloni: Forza Italia gli ha riconosciuto un «cambio di tono», che cosa significa?
In termini politici, la discontinuità tra il governo Renzi e il governo Gentiloni si è mostrata con il cambio di approccio sulla legge elettorale. Gentiloni ha chiarito che i governo non sarà protagonista ma uno stimolo per Parlamento, lasciando le forze politiche libere di trovare un accordo in Aula sulla nuova legge elettorale.
Ed è abbastanza?
E’ un punto di partenza, perché significa non avere più un Presidente del Consiglio che si intesta una riforma costituzionale e una riforma elettorale, giocandosi su queste la sua partita politica ad un referendum. Il nuovo governo ha dimostrato di essere interessato a riportare in Parlamento il dibattito sulla nuova legge elettorale.
Il Partito Democratico, dai banchi della maggioranza, sembra essere indirizzato a ripartire dal Mattarellum. Forza Italia sarebbe favorevole?
Io ho impressione che l’ipotesi sia un ballon d’essai. Mi risulta che il Partito Democratico abbia fatto delle proiezioni sul Mattarellum e che i risultati non siano favorevoli. Dunque, penso che sia più una provocazione che un punto di partenza obiettivo. Senza contare che la discussione potrà comunque partire solo dopo il 24 gennaio, quando la Corte Costituzionale depositerà le motivazioni della sentenza.
Ci si può aspettare, da parte di Forza Italia, la presentazione di una controproposta in materia elettorale?
Noi in queste settimane dobbiamo prima di tutto chiarirci le idee in casa nostra, a partire da che cosa esattamente vuol dire riscrivere una legge elettorale. Poi, intendiamo parlare con le altre forze del centrodestra, per trovare un punto di intesa. A quel punto sarà possibile aprire una discussione con la maggioranza.
Una tabella di marcia chiara, che passa anche attraverso un confronto con la maggioranza quindi...
Una roadmap che ricalca ciò che ha chiesto il presidente Mattarella: serve una legge elettorale vera e propria che recepisca i rilievi della Corte Costituzionale, non l’applicazione tout court dei due Consultellum, che comunque sarebbero in contraddizione uno con l’altro. Inoltre è stato lo stesso Quirinale a chiedere che la legge nasca dalla collaborazione di una maggioranza più ampia rispetto al solo perimetro di Governo.
A proposito del Governo, al netto della legge elettorale ci si chiede quanto durerà. Lei che impressione ha maturato?
Su questo sono molto laico. Matteo Renzi ha in mente una data di scadenza precisa: l’ 11 di giugno, subito dopo il G7 di Taormina.
Una prospettiva accettabile?
Premettendo che non ho mai visto governi a scadenza, io penso che il Pd dovrà assumersi fino in fondo la responsabilità politica, se e quando deciderà di staccare la spina a Gentiloni. Noi come opposizione abbiamo un solo compito: fare la legge elettorale, responsabilità che però dipende da tutte le forze politiche.
Volendo azzardare qualche ipotesi, le sembra pensabile votare in giugno?
Tutti in questi giorni ripetono che vogliono andare a votare presto. In tutta onestà non so quanto questo sia vero ma, ammesso che tutti dicano la verità, andremo a votare quando ci sarà la nuova legge elettorale. Sarà a giugno? Può darsi.
Sulla legge elettorale siete disposti a sedervi al tavolo del confronto. Sarebbe possibile farlo anche su altri temi?
Voglio essere chiaro, nessun accordo preventivo programmatico. Detto questo, abbiamo sempre detto che voteremo sui temi di grande interesse nazionale. Lo abbiamo fatto anche durante il governo Prodi, votando in favore delle missioni militari. Se non lo avessimo fatto, il governo sarebbe caduto addirittura prima dei due anni che poi è durato, perchè gli alleati di sinistra si erano opposti. Questa rimane la nostra logica: quando è in gioco l’interesse nazionale o è in corso un’emergenza internazionale, Forza Italia agisce in modo responsabile. Su tutto il resto, il governo farà il suo mestiere e noi saremo una vigile opposizione.
E’ il caso del Monte dei Paschi di Siena? Forza Italia ha votato a favore della relazione del governo...
Nel caso Monte dei Paschi erano in gioco gli interessi di centinaia di migliaia di risparmiatori turlupinati dalle banche. Stiamo parlando di azionisti, correntisti e obbligazionisti subordinati: se non si salvano le banche, queste persone subirebbero danni clamorosi. Per questo, Forza Italia ha ritenuto di votare un provvedimento che mette a riserva 20 miliardi di euro, ma con un accordo: il decreto che verrà poi redatto dal Governo dovrà essere condiviso con tutte le forze politiche, soprattutto quelle che hanno votato a favore.
I sondaggi di questi giorni vi mettono di fronte a un dato chiaro: solo il centrodestra unito può diventare il terzo polo. A che punto è il cantiere di una nuova colazione?
Partiamo da un dato incontrovertibile: il centrodestra unito governa in Liguria, Lombardia e Veneto e questo non è un dato politico irrilevante. Dopodichè, in questo momento, i toni di Matteo Salvini sono molto diversi dai nostri e viceversa.
E dunque come si muoverà Forza Italia?
Nessun inciucio: noi diciamo che esiste un grave pericolo per il Paese e si chiama Movimento 5 stelle. Abbiamo assistito di che cosa non sono capaci a Roma e non vogliamo che la loro incapacità arrivi anche al governo nazionale. Dunque vogliamo fare in modo che le forze responsabili di questo Paese siano largamente in maggioranza, e chi vuole essere responsabile partecipi.