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Le elezioni regionali in Basilicata confermano un dato politico- elettorale che riguarda tutto il Paese, dal nord al sud: la svolta a destra a trazione della Lega di Salvini. E si conferma che lo scontro politico nei prossimi mesi sarà tra il centrodestra e il centrosinistra mentre il M5S è destinato a ridurre sensibilmente la sua presenza nel Paese. Infatti, se c’è una forte crescita della destra e una ripresa del centrosinistra, lo spazio in cui era cresciuto il M5S è destinato a restringersi. L’esperienza di governo del Di Maio & soci è stata disastrosa; associandosi alla campagna salviniana contro gli immigrati l’hanno avallata dando ragione al suo autore ( Salvini) cedendogli gli elettori che provenivano dalla destra e cioè dallo sfaldamento di Forza Italia e che si erano rifugiati nel M5S.
Un altro elemento da tenere presente, come ho osservato in altre occasioni, è che Salvini e i suoi soci, nella campagna sull’immigrazione che ha investito le masse popolari, non hanno trovato un’altra forza che si battesse per fare prevalere la cultura dell’accoglienza che aveva animato la sinistra: il Pd e altri che si qualificano di sinistra non ci sono stati. Speriamo che adesso le cose cambino, come dice Zingaretti. Vedremo.
Intanto, il segretario del Pd dovrebbe riflettere su ciò che è avvenuto in queste elezioni in Basilicata dove, da anni, con Renzi e prima di Renzi, il Pd si è identificato con la famiglia Pittella: i due fratelli sono stati uno capogruppo dei Socialisti e Democratici a Bruxelles, l’altro presidente della Regione. Già nella prima Repubblica il padre dei Pittella, deputato socialista, tese a identificare se stesso con il suo partito. E quando, per una discutibile azione giudiziaria, il Pittella presidente della Regione non ha potuto ricandidarsi a quel ruolo, ha provveduto ad indicare il candidato della famiglia per la coalizione: un farmacista, brava persona, che ha detto: «non ho mai fatto politica e ogni tanto ascoltavo i comizi di Almirante». Non per scelta politica, ha poi precisato, ma perché gli piaceva la persona. In queste elezioni per il centrosinistra c’erano sette liste e Pittella, ex presidente della Regione, con una sua lista ha ottenuto più voti della lista del Pd considerando quel partito solo un appoggio alla lista di famiglia. Se Zingaretti e il gruppo dirigente del Pd non affronteranno sul terreno della politica e dell’organizzazione del partito la questione meridionale non sarà certo, il suo, un partito della sinistra democratica. Un partito, infatti, è tale se avrà un asse politico culturale forte per cui le persone e soprattutto i giovani possano in esso riconoscersi ed essere militanti e combattenti per una causa. Non penso che sia venuto il momento di cacciare dal partito i notabili – queste sono sciocchezze – ma se il Pd si identifica con loro, come avviene oggi, il cambiamento non ci sarà. È questo l’appuntamento fondamentale, a mio parere, su cui si misurerà il cambiamento annunciato da Zingaretti.