C'è poco da fare. Il vecchio detto che "il lupo perde il pelo ma non il vizio" è sempre attuale e dietro l'angolo. Ce lo hanno ricordato alcuni commentatori politici a proposito della strategia del segretario del Pd, Zingaretti.

Un partito che, dopo aver predicato, praticato e condotto un feroce antiberlusconismo per svariati lustri - condotto prevalentemente dalla sinistra con il relativo cambiamento delle sigle dei partiti nel corso degli anni - adesso ha individuato il suo nemico mortale nel segretario della Lega e vice Premier Matteo Salvini. Ogni giorno assistiamo, infatti, ad una serie infinita di stilettate polemiche e personali contro il "salvinismo" e il suo leader, accusati di incarnare tutto il male possibile della politica contemporanea.

È il solito, e ben noto e collaudato, vizio della sinistra e di tutto il caravanserraglio che la accompagna.

Ovvero, accanto al seppur e scontato attacco politico, l'immancabile delegittimazione morale dell'avversario. E questo resta il tarlo del peggior moralismo e dell'arroganza culturale che da sempre animano gli esponenti che storicamente provengono dalla filiera del Pci/Pds/Ds ma che, purtroppo, ha avuto una deriva pericolosa e scivolosa negli ultimi tempi.

Un comportamento che conosciamo da tempo, per non dire da sempre appunto. È appena sufficiente ricordare gli attacchi violenti, smisurati e senza remore che venivano scagliati dai principali dirigenti del Pci contro alcuni statisti democristiani. Per esperienza diretta, ne ricordo uno su tutti: Carlo Donat- Cattin, di cui in questi giorni si svolgerà la commemorazione in Parlamento. E non per le vicende drammatiche che dovette subire nei primi anni ' 80 ma anche, e soprattutto, come ministro della Sanità per le sue concrete scelte politiche.

Tuttavia, per tornare all'attualità, con l'attacco a testa bassa, smisurato e violento, contro Salvini e il salvinismo come interpreti del male assoluto della politica italiana, si rischia di produrre lo stesso effetto che ebbe la crociata contro Berlusconi condotta a partire dall’inizio degli anni ’ 90 per oltre 20 anni.

Con altri argomenti, com'è ovvio, ma con lo stile immutato nella sostanza. E quindi, con un misto di attacco politico, delegittimazione morale e critica personale. Il tutto condito con le ormai note accuse sul "ritorno del fascismo", la "regressione autoritaria", la "minaccia eversiva" e stupidaggini varie.

Infine, e per arrivare al vero punto politico - e condivido, al riguardo, l'esortazione dell'ex direttore della Stampa Marcello Sorgi - forse sarebbe opportuno che il nuovo segretario del Pd Zingaretti, anche se è un interprete coerente ed ufficiale della cultura e della prassi comunista, invertisse un po' la rotta. E cioè, prima di lanciarsi nei soliti slogan e negli ormai consueti attacchi politici, morali e personali contro l'avversario da distruggere, si soffermasse un po' di più sul progetto politico che intende declinare dopo il disastro e la voragine in cui è precipitata la sinistra in questi ultimi tempi.

Perché non saranno più sufficienti gli altrettanto noti e conosciuti "appelli" dei testimonial progressisti. Tra l'altro, sempre tutti milionari, elitari, aristocratici e alto borghesi. No, deve ritornare protagonista la politica perché una credibile e seria alternativa politica e di governo al centro destra non passa più solo e soltanto attraverso l'attacco personale, la delegittimazione morale e la violenza verbale della polemica politica contro l'avversario prescelto. Adesso serve di più.

Anche per un bravo professionista della politica come Zingaretti.