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Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato
La Lega gode di ottima salute, parola di Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Senato. E poco importano i sondaggi e le dichiarazioni di chi parla di Matteo Salvini come leader finito: la leadership è salda, non solo per l’ex ministro, ma anche per il partito all’interno della coalizione di centrodestra. Che vincerà le elezioni, dice Romeo al Dubbio, qualunque legge elettorale si deciderà di fare. La Lega nord non esiste ufficialmente più e nasce il partito nazionale di Matteo Salvini. Ma secondo i primi dati il 30% dei vecchi tesserati ha deciso di non rinnovare la tessera. C’è aria di crisi a livello di consensi? Sono tutte storie. Le tessere della Lega aumenteranno, proprio perché non sarà più un partito che guarda solo al Nord, ma tutta l’Italia. C’è grande attenzione a tutto il Paese, certo senza dimenticarsi delle battaglie che abbiamo sempre portato avanti, come autonomia e federalismo. Sono temi centrali che restano centrali. Anzi, questo discorso di federalismo, che riguarda tutto il Paese, vuol far capire alle regioni del Centro e del Sud che la strada dell’autonomia non serve solo al nord, ma anche a loro. In che modo? Già adesso l’Italia è divisa in due. Se tanti cittadini del Sud per curarsi devono venire al Nord, ciò vuol dire che la sanità in alcune regioni deve essere assolutamente potenziata. Il sistema centrale ha fallito nel suo compito, alimentando una contrapposizione che non ha assolutamente ragion d’essere. Anzi, forse è l’origine di tutti i mali dell’Italia, perché Nord e Sud devono lavorare insieme. E il federalismo è davvero lo strumento giusto per la responsabilità e l’efficienza della macchina amministrativa. Ma ciò non rischia di aumentare le differenze? Deve essere un federalismo che preveda comunque aiuti per le regioni più in difficoltà, il tema della perequazione è sempre centrale. Sono stato in diverse regioni del Centro-sud e sul tema dell’autonomia i cittadini cominciano a capire. È la classe politica-dirigenziale del Sud che purtroppo fa fatica a capire l’importanza del federalismo. Parlando di dati, i sondaggi danno la Lega in calo, con il Pd a meno di un punto e Meloni sempre più vicina... Ma mi spiegate che senso hanno, adesso? I sondaggi veri ci saranno a settembre, con le elezioni regionali. Lì vedremo davvero se hanno ragione gli istituti di sondaggistica o se, invece, è un tentativo di dividere il centrodestra. E ci riescono? Non c’è nessuna divisione. C’è un grande rapporto di fiducia tra di noi. Poi, se dovesse perdere qualche voto la Lega e prenderne qualcuno in più Fratelli d’Italia o Forza Italia o viceversa, l’importante è che restino nell’ambito della coalizione di centrodestra. Questo giochino è più utile a dimostrare che sono loro quelli divisi e che hanno grossissimi problemi sulla tenuta della maggioranza. Cercano di deviare l’attenzione. Eppure c’è chi parla di un problema di leadership all’interno del centrodestra, con Meloni in netto “recupero” su Salvini, ma anche di un problema interno alla Lega, con l’avanzata di personaggi come Zaia. Nulla di vero? Sono tutte cose inventate dai media. Zaia fa molto bene il suo lavoro, è un ottimo amministratore, ma non ha assolutamente mai creato problemi né avanzato pretese di leadership. La stessa cosa tanti altri nostri amministratori. Giocano sulla divisione Giorgetti-Salvini ma son tutte polemiche inventate ad arte dalla stampa. Evidentemente siamo molto più forti di quello che vogliono farci credere e hanno paura. Certo, un partito che è intorno al 30% può avere al suo interno una normale dialettica politica, ma la leadership di Salvini non è in discussione. Le elezioni saranno il banco di prova ma rimane aperta la discussione sulla legge elettorale. La nostra miglior legge elettorale è quella che consente a chi vince le elezioni di poter governare il giorno dopo e poter essere chiari davanti agli elettori prima del voto. È chiaro però che faranno di tutto affinché Salvini non possa tornare a governare, con una legge elettorale contro di lui. Ma vedrete che, sulla base di quello che è successo negli ultimi anni, quella legge ci consentirà di governare. Succede sempre così. Quindi è sicuro: la Lega andrà presto al governo. Sì, perché i nostri sondaggi sono quelli che facciamo quando andiamo in giro e la gente ci chiede di andare avanti, di essere sempre più duri e di non collaborare con questo governo. Che anche di fronte all’emergenza, pur offrendo la nostra collaborazione, ha sempre voluto fare di testa sua. E in relazione alla questione migranti, di fronte all’evidenza del fatto che ci fu una scelta collegiale e l’evidente interesse pubblico, che era la difesa dei confini nazionali, ha mandato a processo Salvini. Sono questi gli elementi grazie ai quali la gente è con noi, ci sostiene e chiede a Salvini di andare avanti. Lui è uno sempre in mezzo alla gente e alla piazza: quella è la vera politica. Il processo a Salvini è quindi un tentativo di abbatterlo per via giudiziaria? È evidente: non riescono a sconfiggerlo sul piano delle idee, tentano di farlo attraverso l’utilizzo della Giustizia. Non ci sono dubbi, perché sulla Open Arms era palese che ci fosse una linea condivisa da parte del governo, come sulla Gregoretti e sulla Diciotti. Ma con la Diciotti hanno votato diversamente perché erano al governo con noi. Adesso cambiano idea, perché l’obiettivo è non consentire a Salvini di candidarsi. È già successo con Berlusconi: ogni volta che c’è un leader di centrodestra che ha la possibilità di governare il Paese scatenano tutto il mondo. Che vita ha questo governo? L’unica strada possibile è il voto. Dipenderà da tanti fattori la sua durata, cercheranno in tutti i modi di mantenere i numeri al Senato, ma sta montando una rivolta sociale molto forte.Non escluderei che sarà la gente a far cadere il governo. Eppure i sondaggi attribuiscono a Conte un indice di gradimento altissimo. Non lo temete? Anche Gentiloni veniva considerato apprezzatissimo da tutti, ma abbiamo visto che non è riuscito a vincere nemmeno il suo seggio. Tutte queste chiacchiere vanno bene adesso. Poi, quando si vota, conta avere i numeri. Siamo il primo partito, siamo sul pezzo su tutte le iniziative e ci stiamo riorganizzando. Siamo convinti che saremo forti non solo al nord e al centro, ma anche al sud. Ed è questo che spaventa e preoccupa la classe politica elitaria che governa questo Paese.