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Simona Bonafè, europarlamentare e segretaria del Pd toscano, pensa che il Partito democratico debba «ricostruire la propria identità» e debba capire da che parte stare, «anche sulla riforma del processo penale».
Onorevole, al Pd serve un Congresso?
Credo che non sia il tempo di fare un Congresso, perché abbiamo due urgenze davanti: il piano vaccinale e la ripresa economica. Detto questo, penso che ci sia bisogno di aprire una riflessione nel partito perché dobbiamo ricostruire la nostra identità. Non si capisce perché oggi un elettore dovrebbe votare per il Pd, non siamo riconoscibili. Abbiamo esaurito la discussione politica negli ultimi mesi parlando solo ed esclusivamente di alleanze.
A proposito di alleanze, per le Amministrative pensa sia corretto riproporre lo schema del Conte bis?
Prima dobbiamo rafforzare il profilo del Pd, poi possiamo pensare anche alle alleanze. Non sappiamo nemmeno che legge elettorale avrà il Paese da qui a qualche mese. Per le Amministrative io mi metto assolutamente a sedere al tavolo con M5S, Leu e Sinistra italiana ma mi ci siedo a partire dai programmi e non da schemi precostituiti altrove.
E se al tavolo si sedesse anche Conte? Sulla sua candidatura a Siena fu lei la prima a opporsi…
Su Siena ho soltanto detto che il più grande partito democratico regionale d’Italia, come è quello toscano, avrebbe dovuto scegliere nei territori il candidato, o quantomeno avere voce in capitolo nella decisione. Se Conte dovesse diventare il capo politico del Movimento è evidente che ci metteremo al tavolo anche con lui, ma in questo momento a me interessa il Partito democratico e mi interessa che sia un partito a vocazione maggioritaria. Ho preso atto del fatto che dopo tanto tempo anche il segretario sia tornato a parlarne in questi termini.
Di cosa ha bisogno il Pd?
Serve un partito che dica cose nuove con una proposta forte per il governo del Paese. Non mi interessa chiudermi nel recinto di una sinistra ideologica.
Questione femminile e tweet Barbara D’Urso. Come giudica le scelte comunicative del partito?
Vorrei un Pd popolare e non pop. La sinistra nella storia ha sempre portato avanti la battaglia per i diritti e l’autonomia delle donne. Non possiamo tradire quella storia ma dobbiamo ammettere che su questi temi siamo stati scavalcati dalla destra.
Quali alti temi dovreste recuperare?
Penso al tema del lavoro. Siamo per l’assistenzialismo o per gli investimenti in competenza? Sull’ambiente, vogliamo un ambientalismo punitivo che dica no a tutto o uno moderno che coniughi sviluppo e salvaguardia del territorio? Anche nella riforma del processo penale, da che parte staremo?
Il Pd deve tornare a parlare con Renzi?
Renzi ha fatto il suo partito e farà il suo percorso ma il problema è che nel Pd non riusciamo ad uscire dalla ricerca del nemico. Prima Berlusconi, poi Salvini, ora Renzi. Essere contro qualcuno non può essere il tratto identitario del Pd, perché non ha funzionato in passato e non può funzionare adesso. Penso che una parte del Pd debba liberarsi dall’ossessione di Renzi, poi staremo a vedere.