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Brexit senza esitazioni entro il 31 gennaio, con possibili voti già prima di Natale. È la prima affermazione di Boris Johnson dopo l’affermazione elettorale che ha confermato lui e la sua linea. Alla fine la scelta dei britannici è stata netta. Un trionfo per Boris Johnson e la Brexit, una catastrofe per Jeremy Corbin e le sue politiche socialiste. Le insolite elezioni anticipate di dicembre hanno emesso il verdetto secco che il premier conservatore sperava e per il quale le aveva convocate. In qualche modo è stato un secondo referendum per l’uscita dall’Europa e i brexiteers lo hanno vinto nettamente. Per i quanto i risultati reali mostrino uno scarta leggermente inferiore a quello attribuito dagli exit poll, i conservatori hanno raggiunto una solida maggioranza assoluta con circa 364 seggi ( la maggioranza è 326) – il miglior risultato dagli anni Ottanta di Margaret Thatcher – mentre i Laburisti sono sprofondati a 202 seggi ( all’inizio sembrava addirittura 191, infrangendo la soglia psicologica dei 200), il peggior risultato dagli anni Trenta. Ma è tutto il blocco anti- Brexit nel suo complesso ad essere andato male: cattivo il risultato anche dei liberal- democratici che si fermano ad appena 11 seggi, e neanche la loro leader Jo Swinson riesce ad essere eletta, e ha dato subito le dimissioni. Anche i Verdi – protagonisti di un boom in Europa in questi mesi – conquistano appena un parlamentare. Gli unici filo- europei che vanno benissimo sono gli scozzesi dello Scottish National Party, che tornano a riprendersi quasi tutti i seggi della Scozia, ma questo non basterà a fermare Johnson, e anzi alimenterà uno scontro frontale sempre più duro che probabilmente potrebbe riaprire al questione della secessione. Resta il fatto che ad essere decisivo nel complesso sembrano essere stati gli elettori laburisti, anzi gli ex elettori. Come si paventava, infatti, molti seggi laburisti anche storici sono passati in blocco ai conservatori. E questo per due motivi abbastanza evidenti: molti elettori di quelle aree hanno votato esplicitamente per la Brexit a prescindere dal colore politico di chi la sosteneva, e allo stesso tempo molti elettori moderati sono stati spaventati più dalle politiche socialiste radicali di Corbyn che dagli atteggiamenti sovranisti di Johnson.
Corbyn infatti è finito subito sotto processo nel suo partito ed è evidente che la sua epoca si è chiusa: non ha dato dimissioni immediate, ma ha esplicitato che non guiderà ancora i laburisti in un’altra tornata elettorale.
Boris Johnson ovviamente si è mostrato entusiasta: ' Realizziamo la Brexit, ma prima facciamo colazione', le sue prime dichiarazioni.
“Andremo avanti con la Brexit senza se e senza ma, usciremo il 31 gennaio uniti ha detto ai suoi sostenitori Viviamo nella più grande democrazia del mondo.
Abbiamo provocato un terremoto, andremo fino in fondo con Brexit. Adesso uniamo il Paese e grazie a tutti coloro che hanno votato i conservatori per la prima volta! Non vi daremo mai per scontati'.
Tra i primi a complimentarsi con il leader conservatore c’è stato il presidente statunitense Donald Trump.
"Congratulazioni a Boris Johnson per la sua fantastica vittoria! – ha scritto - La Gran Bretagna e gli Stati Uniti saranno ora liberi di concludere un nuovo grande accordo commerciale dopo la Brexit. Questo accordo ha il potenziale per essere molto più grande e redditizio di qualsiasi accordo che potrebbe essere fatto con l'Ue". Immediate ma meno calorose le congratulazione giunte a Londra dalle cancellerie europee, mentre a festeggiare apertamente Jhonson in Italia è Matteo Salvini.