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"Nella nomina del nuovo procuratore di Roma non ravviso alcun elemento di correlazione” con le indagini in corso, “salvo emersione di diversi elementi che allo stato non mi pare superino il livello della mera illazione. Il procedimento che condurrà alla nomina è in corso nella sede costituzionalmente prevista, e nel rispetto delle norme di legge. Ogni altro commento mi parrebbe un ulteriore indebito tentativo di interferenza”.
È toccato, dunque, al presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Pasquale Grasso, il compito di riportare ieri sui giusti binari l’indagine di Perugia. Un intervento chiaro: l’unico, considerato il silenzio per il resto mantenuto a Palazzo dei Marescialli con l’obiettivo di smorzare i tentativi di mettere la scelta del Csm sul successore di Giuseppe Pignatone con l’inchiesta che vede Luca Palamara accusato di corruzione da parte dei pm di Perugia. Il rischio di quel nesso, ritenuto improprio dunque dal vertice dell’Anm, è che ne esca delegittimata l’indicazione in favore di Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, emersa dal primo voto del Csm, quello avvenuto in quinta commissione.
L’indagine che ha travolto il pm Luca Palamara, ieri mattina oggetto anche di una perquisizione domiciliare all’alba da parte del Gico della Guardia di finanza, è arrivata nel pieno della discussione sulla scelta del futuro procuratore Roma. Secondo l’ipotesi della Procura di Perugia, vi sarebbero state manovre da parte di Palamara per appoggiare Viola.
Dal momento del voto nella commissione incarichi direttivi, la quinta appunto, il pg di Firenze è additato come presunto “garante” di un ritorno dell’ufficio della Capitale alla “tradizione”, che costringerebbe la magistratura a stare “un passo indietro rispetto alla politica”, “azzerando” l’eredita di Pignatone negli uomini e nelle prassi e nella “cultura investigativa”. Viola, votato dal collega di Magistratura indipendente Antonio Lepre, da Piercamillo Davigo (Autonomia& Indipendenza), da Emanuele Basile (laico “scelto” dalla Lega) e Fulvio Giglioti (indicato dal M5S), ha per ora battuto la concorrenza del procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, e di quello di Firenze, Giuseppe Creazzo.
Tornado a Palamara, pedindato per mesi dai finanziari e con il telefono cellulare infestato dal “trojan”, l’accusa è di concorso in corruzione con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, assieme agli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore (che hanno recentemente patteggiato nell’ambito dell’inchiesta sulle sentenze al Consiglio di Stato). In particolare Palamara, nel periodo in cui era al Csm, avrebbe ricevuto “varie e reiterate utilità consistenti in viaggi e vacanze a suo beneficio e a beneficio di familiari e conoscenti”, compreso un “anello del valore di 2mila euro in favore di una sua amica”, oltre a “40mila euro per favorire la nomina dell’allora pm di Siracusa Giancarlo Longo a procuratore di Gela, poi non andata in porto”.
L'attività corruttiva, sempre secondo i pm umbri, sarebbe stata messa in atto anche “per danneggiare Marco Bisogni, all’epoca pm a Siracusa (ora a Catania, ndr), in precedenza oggetto di reiterati esposti depositati presso la Procura generale di Catania a firma di Amara e Calafiore, (il primo indagato dallo stesso Bisogni, il secondo suo difensore)”. Il tutto nell’ambito del procedimento al Csm, dove Palamara figurava quale componente della sezione disciplinare che con ordinanza numero 94/ 2017 rigettava la richiesta di archiviazione proposta dalla Procura generale della Cassazione, avanzando richiesta di incolpazione coatta a carico di Bisogni, poi assolto dalla commissione in diversa composizione il 29 gennaio del 2018 (assente Palamara)”.
Nell’indagine è poi indagato, per rivelazione del segreto e favoreggiamento, anche il pm romano Stefano Rocco Fava, autore dell’esposto al Csm contro Pignatone e Ielo per presunte irregolarità nella loro gestione del fascicolo su Amara. Indagato infine, sempre per i medesimi reati, anche il consigliere del Csm Luigi Spina: avrebbe avvertito Palamara - con il quale ha in comune l’appartenenza alla stessa corrente, Unicost - dell’indagine a suo carico a Perugia. Spina ieri mattina si è detto amareggiato di aver appreso dell’indagine dalla lettura dei giornali. Come Palamara si è già messo a disposizione dei colleghi umbri per chiarire l'accaduto.