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È iniziata alla Camera la discussione sulle linee generali sulle misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere, il cosiddetto ddl Zan. Una discussione durata tre ore, durante la quale l’opposizione - questa volta Forza Italia compresa - ha ripetutamente denunciato le «derive» liberticide del testo di legge, che rischierebbe di creare confusione e criminalizzare il libero pensiero. In apertura di discussione, il relatore dem Alessandro Zan ha spiegato come la legge sia arrivata in aula 24 anni dopo la prima proposta, durante i quali per ben sei volte il Parlamento ha tentato di approvare una norma, fallendo ogni volta. Ma durante questi anni, ha evidenziato Zan, le discriminazioni legate all’omolesbobistransfobia hanno continuato a colpire molte persone, compresi i giovani, «soltanto per quello che sono o per chi amano». Un male dalle radici profonde, che trova linfa «nella cultura patriarcale» e oggi alimentato «da un dibattito politico sempre più intollerante verso le differenze. Le stesse radici culturali sono all’origine dell’odio e della violenza contro le donne. Misoginia e omolesbobistransfobia, nelle loro specificità, sono infatti dirette a cancellare chi si allontana da ruoli e stereotipi di genere e considerare le differenze non come una risorsa ma come un pericolo». Ecco l’urgenza dell’intervento normativo, ha spiegato Zan, urgenza che deriva anche «dalla necessità di dare attuazione a specifiche indicazioni che provengono da atti dell’Ue e dalla stessa convenzione di Istanbul». Il tutto rispettando, però, gli articoli 2,3 e 21 della Costituzione. Il testo unico delle proposte di legge contro l’omofobia «è emendabile dall’Assemblea», ha chiarito Zan, ma «l’Aula è chiamata a dare una risposta a una domanda di riconoscimento e protezione», si tratta di «decidere se vogliamo un futuro di inclusione per l’Italia». https://youtu.be/o_OEKra_nK4 Zan ha replicato alle osservazioni sollevate dalla commissione Affari costituzionali, in particolare sulla necessità di una più precisa specificazione delle definizioni di genere. «L’eventuale inserimento di definizioni dovrà ispirarsi a criteri di precisione e dovrà avere carattere inclusivo», ha sottolineato, aggiungendo la necessità di fare attenzione, perché «le definizioni riguarderebbero profili di identità personale, non abbiamo a che fare con semplici parole, il che richiede un supplemento di riflessione, non possiamo permetterci di escludere qualcuno» dalla tutela. Il testo, secondo Zan, «non crea aree di privilegio per nessuna persona. Senza pregiudizi, la proposta di legge aggiunge un tassello importante nel mosaico della parità, allargando i confini della cittadinanza democratica delineando una comunità più libera e solidale». «Il senso di questo testo si può esprimere con parole chiare e comprensibili a tutti: ognuno deve essere libero di amare chi desidera, senza per questo cadere vittima di odio e discriminazioni», ha dunque aggiunto la deputata Pd Laura Boldrini, «perché nessuno deve essere fatto oggetto di violenza per le proprie libere scelte nella dimensione sessuale e affettiva». L'ex Presidente della Camera ha sottolineato che la proposta di legge prevede una novità rispetto a quelle degli anni passati: punta a combattere anche la misoginia, «perché sappiamo bene che le donne sono tra le più colpite dai crimini d'odio. L'odio verso le donne è frutto dello stesso clima culturale che alimenta la violenza verso le persone Lgbt+, un clima che affonda le proprie radici nella matrice patriarcale della nostra cultura e della nostra società e che colpisce chiunque si allontani da quel modello. Questa non è una legge che tutela minoranze: questa è una legge che vuole introdurre nell'ordinamento pari dignità, protezione e sicurezza, perché la sicurezza non è quella che qualcuno invoca a ridosso delle campagne elettorali, dopo avere egli stesso seminato paura. Sicurezza è anche non doversi nascondere, non dover rinunciare, per colpa dei violenti, a vivere serenamente la propria identità. Ora abbiamo un'occasione importante, - ha concluso Boldrini, - che è innanzitutto quella di assicurare protezione e pari dignità a tante persone, ma anche quella di dare un altro seguito al principio di uguaglianza previsto all'articolo 3 della nostra Costituzione e di collocare l'Italia tra i Paesi più avanzati d'Europa e del mondo in materia di diritti, di libertà e di progresso civile. Questa occasione, stavolta, non dobbiamo assolutamente perderla». Ma nonostante le aperture mostrate nelle scorse settimane, Forza Italia, attraverso Annagrazia Calabria, ha affermato la sua contrarietà alla legge, «pericolosa» in quanto mira a una «sorta di pensiero unico», ha spiegato la vicepresidente della commissione Affari costituzionali. «La nostra stella polare è la libertà in ogni sua declinazione e non possiamo abdicare alla nostra storia e ai nostri valori. Pur rispettando le diverse sensibilità all’interno del nostro movimento politico, è chiaro il no di FI a una legge ideologica e liberticida, una legge illiberale e ingiusta», ha scandito Calabria. Che non contesta i diritti delle persone, ma il risvolto penale della norma. «Non possiamo permettere che uno stato etico arrivi a dire cosa si può pensare e cosa non può essere nemmeno immaginato». No confermato anche dalla Lega e da Fratelli d’Italia, che ha paragonato la norma all’istituzione di «una sorta di tribunale di inquisizione. È un’offesa ai diritti costituzionali», ha dichiarato Ciro Maschio. «Una legge fuori luogo, con un dibattito ideologico e non si comprende quale sia l’urgenza», anche perché, ha spiegato Maschio, «esiste già una tutela molto efficace nel nostro ordinamento giuridico. La volontà» della maggioranza «è di introdurre un reato ideologico e di opinione». Per il leghista Luca Paolini «non c’è nessuna emergenza» che giustifichi un provvedimento ad hoc, essendo reati e pene già previsti nell’ordinamento giuridico. Mentre per Alessandro Pagano «i proponenti della legge hanno in testa il reato di opinione».