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Equo compenso blindato. C’è un concetto in apparenza acquisito. Ma che ieri, al tavolo sull’equo compenso riunito a via Arenula con tutte le professioni, il guardasigilli Bonafede e il sottosegretario Morrone hanno richiamato con sintonia non casuale: «Rafforzare in modo condiviso la disciplina che tutela i compensi», come ha detto il ministro della Giustizia, «non è una questione meramente economica ma riguarda la dignità dei professionisti e il livello del contributo che essi apportano alla società».
Valorizzare i professionisti
Il sottosegretario Jacopo Morrone, che presiede il tavolo tecnico, ha ribadito: «L’obiettivo è valorizzare l’attività dei professionisti, che hanno un peso importante e un ruolo di primo piano nella nostra società».
È la «centralità», spiega l’esponente della Lega, che alle professioni «spetta nel sistema Paese». Vuol dire che la loro rappresentazione, nel governo, non va confusa con quella di una controparte “sindacale”, da ascoltare e soddisfare nei limiti del consentito. Non si tratta solo di innalzare un margine retributivo o di rinnovare un contratto nazionale. Si tratta della «dignità», come detto ieri da Bonafede e Morrone.
Cioè di restituire alle professioni e all’intero ceto medio il ruolo di attori protagonisti nella dialettica pubblica. Senza che le distorsioni del mercato e la soggezione ai “committenti forti” continuino a ridurre l’attività professionale a una merce qualsiasi.
Segnali da via Arenula
Si parte da qui. E da quella che ieri è emersa di nuovo come «un’ampia disponibilità politica a rafforzare la normativa sull’equo compenso a vantaggio di tutte le professioni», spiega Antonio Baffa, il consigliere che ha rappresentato il Cnf alla riunione.
Nel giro di poche ore, si tratta dunque di un ulteriore segnale offerto dal ministero della Giustizia sui compensi dei professionisti. Martedì il guardasigilli Bonafede ha siglato con il presidente del Cnf Andrea Mascherin il protocollo d’intesa che istituisce un “Nucleo di monitoraggio” sulle violazioni dell’equo compenso per gli avvocati.
Struttura accolta come «una buona notizia per l’avvocatura italiana» anche dai deputati m5s della commissione Giustizia e che il ministro si è augurato «veda presto coinvolti anche altri Ordini professionali affinché possa diventare un modello che va a tutelare anche altre categorie».
Nel portare un saluto alla riunione di ieri, Bonafede ha quindi ricordato che «questo tavolo è il cervello, ovvero l’unica sede a cui spetta l’elaborazione di questa materia a vantaggio di tutte le professioni». È dal lavoro condotto da Morrone, dunque, che arriveranno le proposte di modifica alla legge sull’equo compenso. Come già ieri si è iniziato a fare.
Il sottosegretario alla Giustizia osserva appunto come non sia più rinviabile «una riforma che consenta alle libere professioni di recuperare la centralità che spetta loro, assicurando un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, oltre che al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale».
Il ministero ha le idee chiare. Morrone le ha esposte con delle slides ai rappresentati di tutti gli Ordini professionali, convocati nella sala “Livatino” di via Arenula. «Le nostre indicazioni vengono in gran parte recepite», osserva il consigliere Cnf Baffa. Lo schema predisposto dal ministro, dal sottosegretario e dai loro tecnici non è chiuso. E ascoltate le necessità non solo degli avvocati ma di tutte le categorie, Morrone ha previsto una nuova riunione «operativa» entro la fine del mese, in modo da tradurre già in possibili articolati tutte le ipotesi di modifica.
Iter completato per la fine dell'anno
L’iter legislativo si completerà entro la fine dell’anno: previsione che non fa escludere l’inserimento dei correttivi all’interno della legge di Bilancio, così come avvenne per l’ossatura delle norme sull’equo compenso a fine 2017. Nel dettaglio, è ribadita l’intenzione di prevedere che le pubbliche amministrazioni siamo rigidamente “assoggettate” all’equo compenso, come suggerito dal Cnf. Riguardo ai privati, di sicuro ci sarà l’estensione della “platea” attuale — comprendente le sole “grandi” imprese — a tutte le aziende con più di 50 dipendenti e 10 milioni di fatturato.
E a conferma della possibilità di rendere universale il modello del “Nucleo” istituito con il Cnf, il ministero ha proposto la creazione di un “Osservatorio nazionale permanente sull’equo compenso” che riguardi tutte le professioni.