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Carlo Calenda e Matteo Renzi
I colonnelli di Azione e Italia viva giurano di non volersi infilare «nei dibattiti della maggioranza» e di non voler approfittare del fuoco amico che, ormai da giorni, sta sparando sul ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Ma certo è che la paradossale situazione creata dalla dialettica sulle intercettazioni, con il Guardasigilli assediato da pezzi della sua maggioranza e difeso da pezzi dell’opposizione, non dispiace alle truppe di Renzi e Calenda. E anzi si propongono come guastatori, spiegando che «se il governo decidesse di non sostenere un suo ministro, ne pagherebbe il prezzo». E lo fanno per un motivo molto semplice: in ogni caso, cascano in piedi.
«Se alle parole seguiranno i fatti, e Nordio sarà in grado di portare fino in fondo il suo progetto, noi saremmo ben contenti di votarlo», sussurra un big vicinissimo a Matteo Renzi, stuzzicando la maggioranza. D’altronde, la linea liberale e garantista di via Arenula è quella che i gemelli diversi della politica, Renzi e Calenda, portano avanti da sempre. Prima nel Pd, ora nel terzo polo, che presto, giurano entrambi, diventerà un vero e proprio partito. «Noi sostenevamo le posizioni di Nordio prima ancora di Nordio, ora dovremmo cambiare idea solo perché è ministro di un governo del quale siamo all’opposizione?», si è retoricamente chiesto Calenda a L’aria che tira.
Ma ecco che se Nordio dovesse essere messo all’angolo dai rigurgiti giustizialisti di una parte della sua maggioranza e dovesse ritirare così la sua proposta di riforma della giustizia, il terzo polo sarebbe pronto ad approfittarne. Con dei fatti concreti, aggiunge Ettore Rosato, che al Dubbio spiega come nessuno, in Azione o in Italia viva, «vuol fare dei cicli di studio sulla giustizia» ma tutti assieme «vogliamo raggiungere l’obiettivo di dotare il paese di provvedimenti condivisi e rapidamente assunti».
Chi, almeno a parole, sostiene Nordio è Giorgia Meloni, che ancora ieri da Algeri è tornata a difendere l’operato del Guardasigilli. Il quale, come ha sempre detto dal giorno del giuramento, ha la valigia pronta ed è disposto a tornare alle sue letture.
«Dal primo giorno dico che c’è un divario in maggioranza tra le tesi di Nordio e quelle di buona parte del governo - spiega Enrico Costa - Ma le tesi del Guardasigilli non sono passabili di mediazione perché sono liberali: non si può avere una tesi mezza liberale, o lo è o non lo è». Per questo il terzo polo presenterà in Parlamento tutte le proposte che seguono e applicano le linee programmatiche di Nordio, dalla custodia cautelare alle intercettazioni, fino alla presunzione d’innocenza e alla separazione delle carriere. Perché, sottolinea Costa, «Nordio non si difende con i selfie, ma con i voti». Solo a quel punto si capirà chi sta dalla parte del ministro della Giustizia e chi no.