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Seggi aperti domenica e lunedì nei tribunali per l’elezione dell’ultimo consigliere togato del Csm. Saranno circa diecimila i magistrati chiamati alle urne per eleggere il sostituto del giudice Paolo Criscuoli, dimessosi lo scorso settembre per aver partecipato all’ormai celebre dopo cena all’hotel Champagne di Roma.
Con questa elezione, la componente togata del Csm tornerà dunque a pieno organico con sedici membri. Tre i candidati: Elisabetta Chinaglia, Silvia Corinaldesi e Pasquale Grasso. La prima esponente di Area, il cartello delle toghe progressiste, la seconda di Unicost, la corrente centrista, il terzo invece indipendente ma appoggiato dai gruppi moderati della magistratura.
Queste elezioni dovevano essere le ultime con l’attuale meccanismo elettorale, basato su un collegio unico nazionale, con sistema proporzionale puro. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, all’indomani della vicenda Palamara che aveva scosso il Csm con le dimissioni di cinque consiglieri togati, aveva ribadito che bisognava cambiare pagina, ponendo fine allo strapotere delle correnti. Fra i cavalli di battaglia dei grillini, vi era il “sorteggio”, un meccanismo che aveva avuto il plauso anche di molti magistrati stanchi della deriva correntizia e dell’assenza di una seria competizione elettorale.
Per il collegio dei pm, alle ultime elezioni, vi erano quattro candidati per quattro posti. Uno per corrente. Lo scorso fine settimana, però, il guardasigilli dal palco del congresso nazionale dell’Anm di Genova ha definitivamente archiviato la proposta del sorteggio, ipotizzando più articolato sistema piramidale fatto di ballottaggi fra candidati di piccole circoscrizioni elettorali.
Difficilmente, considerando le tensioni sulla giustizia, si troverà il modo per approvare la riforma del sistema elettorale del Csm. E quindi anche le prossime elezioni rischiano di svolgersi con l’attuale meccanismo. Si era ipotizzato anche un sistema basato sulle primarie, ma anche questo non ha avuto successo. I magistrati, comunque, torneranno al voto già la prossima primavera. Questa volta per eleggere il direttivo dell’Anm, che poi indicherà la giunta e i nuovi vertici dell’associazione: presidente e segretario nazionale. Una campagna elettorale togata senza soluzione di continuità. Come sempre, in questi casi, il rischio è la disaffezione e l’astensionismo. Lo spoglio da martedì in Cassazione presso l'ufficio elettorale centrale.