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«Sono rimasto allibito. Sentire da alcuni deputati alfaniani che da febbraio Renzi trama per far cadere il governo è grave». Arturo Scotto, deputato Mdp, commenta così le turbolenze che fanno traballare la poltrona di Paolo Gentiloni. «Se questa notizia venisse confermata significherebbe che il Pd è il principale fattore di destabilizzazione del quadro politico italiano. Dopo il 4 dicembre, Renzi ha immaginato di appendere il cartello “torno subito” fuori da Palazzo Chigi. Gentiloni dovrebbe battere un colpo».
Cosa dovrebbe fare?
Intanto, dovrebbe dire qualcosa. Già con la gravissima reintroduzione dei voucher il Pd ha cercato un incidente per far cadere il governo. Ci aspetteremmo che il presidente del Consiglio dicesse come la pensa.
Forse non parla perché sa che la legislatura è ormai agli sgoccioli, si potrebbe votare già a ottobre. Voi non sembrate spaventati dallo sbarramento al 5 per cento. Siete convinti di farcela?
C’è una sinistra diffusa in questo Paese che chiede una rappresentanza larga e va molto oltre il 5 per cento. Vogliamo dare voce a questo mondo e mettere in campo una proposta che ponga al centro i diritti e il lavoro. Il nostro è il progetto di un centro sinistra di governo e di cambiamento, quel centro sinistra che Renzi ha cancellato, l’unico antidoto alle larghe intese. Ciò che non ci convince della legge elettorale sono le liste bloccate.
Come farete a creare un nuovo contenitore politico in pochi di mesi?
Dobbiamo costruire un’alleanza con profili programmatici chiari: riaprire la stagione degli investimenti pubblici, mettere al centro diritti e garanzie sul lavoro, rivoluzione ambientale e democrazia. Ma per un’alleanza forte tocca a tutti cedere sovranità in nome di un grande progetto. Bisogna riprendere lo spirito che ha animato i comitati del No al refendum.
Basterà questo per scacciare lo spettro della “Sinistra arcobaleno”?
Quello spettro si scaccia con la democrazia, mai più cartelli elettorali, ma un’alleanza per il cambiamento.
Farete le primarie per la selezione del leader?
Dobbiamo realizzare una consultazione democratica vera, a partire dal programma. Di fronte al tentativo di Renzi di porre fine anticipatamente alla legislatura contro gli interessi del Paese, non possiamo rispondere con un accrocchio.
Giuliano Pisapia è la persona giusta per unire tutta la sinistra non renziana?
Lui ha le qualità del federatore e un profilo di grande serietà politica. Riesce a parlare a mondi più larghi della sinistra tradizionale, credo sia il profilo giusto per questo progetto.
Eppure già D’Alema ha mandato un messaggio all’ex sindaco di Milano: Pisapia non ponga veti...
Anch’io credo che i veti non si debbano porre. Il nostro deve essere un processo democratico e chi vuole entrare a far parte del progetto è il benvenuto. Ovviamente, all’interno di un quadro il cui orizzonte deve essere chiaro: un centro sinistra di governo in grado di rappresentare un’alternativa al renzismo. Mi auguro che tutti si riconoscano in questo principio.
Ci sarà spazio anche per i suoi ex compagni di Sinistra italiana?
Se si accetta di giocare nel campo di una sinistra che si mette in gioco e si assume la responsabilità del governo per impedire le larghe intese c’è posto per tutti.
Ma per assumersi la responsabilità del governo bisogna essere disposti a interloquire con i dem subito dopo il voto. Voi siete disponibili a collaborare col Pd renziano?
Se dovesse rimanere questa legge elettorale proporzionale, il voto all’alleanza per il cambiamento avrebbe una doppia valenza: impedire le larghe intese e costringere il Pd a ricostruire un centro sinistra vero. Renzi immagina di poter rientrare a Palazzo Chigi con le larghe intese, noi siamo convinti che la nostra proposta avrà la capacità di cambiare i rapporti di forza.
L’unico interlocutore possibile resta il Pd o, come suggeriva Bersani, potreste dialogare anche con i 5 Stelle?
Una sinistra nuova e che si candida a governare deve capire le ragioni per cui il M5S è ormai forza che si aggira attorno al 25- 30 per cento. Dunque, fare gli schizzinosi sarebbe un errore clamoroso. Il M5S dovrà misurarsi con gli altri partiti in Parlamento, l’autosufficienza è un’idea sbagliata e autoritaria. Credo però che i 5 Stelle non abbiano ancora scelto da che parte guardare. Da un lato parlano di reddito di cittadinanza e dall’altro prendono le bandiere della vecchia destra liberista opponendosi a un’imposta progressiva sui grandi patrimoni. Il reddito di cittadinanza è un problema prioritario da risolvere, ma la grande sfida di una sinistra moderna è il lavoro di ultima istanza: laddove il mercato non ce la fa, il pubblico deve essere in grado di garantire la piena e buona occupazione.