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Mentre il ministro dell’Interno Matteo Salvini risponde all’Alto commissariato per i diritti umani, Michelle Bachelet, che ha annunciato l’invio di osservatori in Italia per monitorare il tasso di xenofobia, minacciando velatamente di riconsiderare i fondi italiani per le Nazioni Unite, nel mediterraneo è avvenuta l’ennesima strage. In realtà si è appreso solo nella serata di ieri grazie alle testimonianze raccolte da Medici senza Frontiere. Il fatto si riferisce al 1 settembre quando nella mattina erano partiti dalla Libia due gommoni con più di 160 persone ciascuno a bordo. Si trattava di sudanesi, maliani, nigeriani, camerunensi, ghaniana, libici, algerini ed egiziani. Nel primo pomeriggio la tragedia, prima una poi l’altra imbarcazione si sono sgonfiate, forse per l’eccessivo carico. Alla fine il mare ha inghiottito 100 morti. Msf ha riportato alcune testimonianze dei sopravvissuti, quelli raccolti dalla Guardia costiera libica, sono stati portati a Khoms ad est di Tripoli. I racconti purtroppo non hanno potuto nascondere che tra le vittime ci sarebbero almeno 20 bambini, due dei quali di appena 17 mesi.Circa la dinamica della strage, chi ce l’ha fatta ha raccontato come sono andate le cose: « il primo gommone si è fermato per un guasto al motore, mentre il nostro ha continuato a navigare ma ha cominciato a sgonfiarsi verso l'una del pomeriggio. Eravamo 165 adulti e 20 bambini». Altre testimonianze aggiungono elementi sui quali bisognerà fare luce per appurare i fatti.« Il telefono satellitare – si apprende ancora dagli scampati - ci ha mostrato che non eravamo lontani da Malta. Abbiamo chiamato la guardia costiera italiana e mandato le nostre coordinate, chiedendo assistenza mentre le persone cominciavano a cadere in acqua. Ci hanno detto che avrebbero mandato qualcuno. Ma il gommone ha cominciato ad affondare». «I soccorritori europei sono arrivati in aereo e lanciato zattere di salvataggio ma eravamo già in acqua e la barca già affondata e capovolta. Se fossero arrivati prima, molte persone si sarebbero potute salvare». Parole da verificare, parole pesanti. Ma resta comunque il fatto che il mediterraneo ha visto scomparire tutte le imbarcazioni di salvataggio delle ong. Alcune sequestrate da Malta, altre impegnate sulla nuova rotta spagnola, altre ancora scoraggiate dalla minaccia di trovare porti chiusi. Proprio per questo si è alzata la voce dell’Onu: «il Governo italiano - ha affermato Michelle Bachelet - ha negato l'ingresso di navi di soccorso delle Ong. Questo tipo di atteggiamento politico e di altri sviluppi recenti hanno conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili. Anche se il numero dei migranti che attraversano il Mediterraneo è diminuito, il tasso di mortalità per coloro che compiono la traversata è risultato nei primi sei mesi dell'anno ancora più elevato rispetto al passato». Con la guerra civile che infuria in Libia e i migranti intrappolati nel conflitto, l’eventualità che molti di essi possano essere catturati e messi su un barcone per estorcere denaro è altissima. I flussi dunque potrebbero aumentare così come le traversate impossibili. Anche su questo si è espresso l’Onu chiedendo che sia messa a regime la struttura di raccolta e partenza a Tripoli, che fungerà da piattaforma per raggiungere la sicurezza in paesi terzi.