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"Dobbiamo convincerci tutti che la corruzione è l'incubatrice delle mafie. E invece vedo un atteggiamento da scampato pericolo nei confronti della sentenza sul Mondo di Mezzo, come a dire: la corruzione è una cosa, la mafia un'altra. E questo, secondo me, è un approccio molto pericoloso". Anche il capo della polizia Franco Gabrielli, in una intervista a Il Messaggero, difende la tesi della Procura di Roma sull'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. "Dal mio punto di vista l'accusa da cui muove questa inchiesta rappresenta una sorta di interpretazione avanzata del rapporto tra corruzione e mafia. Leggeremo le motivazioni della sentenza per vedere se questa interpretazione è troppo avanzata. Ma se viene considerata troppo avanzata, a questo punto questa inchiesta interroga il legislatore", aggiunge Gabrielli, che osserva: "Credo che se non ci sono le condizioni affinché un giudice - nella sua legittima autonomia - non aderisca a questa interpretazione avanzata della Procura di Roma, vada cambiato lo schema legale del 416 bis". Le parole di Gabrielli arrivano dopo quelle del capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone, che aveva difeso la sua inchiesta rivendicandone l'impostazione: “Non ho cambiato idea - aveva dichiarato Pignatone a Repubblica - a Roma le mafie esistono e lavorano incessantemente nel traffico di stupefacenti, nel riciclaggio di capitali illeciti, nell’usura”.