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Garantire corridoi umanitari per i migranti in fuga, evacuare i centri di detenzione libici e abolire i decreti sicurezza. Sono le condizioni avanzate da attivisti ed esponenti politici intervenuti ieri alla manifestazione pro migranti dal titolo “I sommersi e i salvati”. L’iniziativa, promossa tra gli altri da Luigi Manconi e Roberto Saviano, si è tenuta in piazza San Silvestro a Roma e nasce in risposta alla decisione italiana di rifinanziare la missione in Libia. Approvata questo 16 luglio alla Camera, la risoluzione rinnovata per il quarto anno consecutivo prevede il sostegno economico alla guardia costiera libica e l’attività di formazione e addestramento dei militari per le missioni di salvataggio in mare.
Il voto in aula seguiva di qualche ora la diffusione della foto choc scattata dalla Ong Sea Watch che ritrae un migrante annegato nel Mediterraneo: il suo corpo senza vita, incastrato nei tubolari di un gommone al largo della Libia, è rimasto per oltre due settimane alla deriva, nonostante le richieste di recupero inviate dall’elicottero di ricognizione dell’organizzazione umanitaria alle autorità maltesi e italiane. «A guardare l’immagine ripresa dall’aereo Seabird della Sea Watch viene in mente il titolo del fondamentale libro di Primo Levi: I sommersi e i salvati», si legge nell’appello lanciato da una lunga lista di intellettuali, politici e attivisti, da Sandro Veronesi ad Ascanio Celestini, da Emma Bonino a Laura e Boldrini, con il sostegno delle associazioni umanitarie Oxfam Italia, Medici Senza Frontiere e Mediterranea Saving Humans. Lo slogan del flash mob recita un brano di Herman Melville, "Preferirei di no": Luigi Manconi, presentando la manifestazione, parte dalle parole dello scrittore statunitense per «rappresentare in piazza quella parte di società civile che non si riconosce nella decisione assunta dal parlamento e che si oppone ad essa con fermezza.» Gli interventi si aprono con una lettura di Ascanio Celestini, in cui l'attore ricorda la morte di un migrante nella tendopoli di San Ferdinando. A seguire le testimonianze di attivisti e operatori umanitari, a partire da Alberto Mallardo di Sea Watch che racconta la storia dell'immagine simbolo della mobilitazione. Sul palco anche Emma Bonino, che cita Matteo Salvini e il voto atteso il 30 luglio in Senato per l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno per la vicenda della Ong spagnola Open Arms. Si tratta della terza richiesta di autorizzazione per il segretario della Lega, questa volta avanzata dalla Procura di Palermo. Per evitare il processo Salvini avrebbe bisogno della maggioranza assoluta, ma in suo soccorso potrebbe arrivare Italia Viva che non ha ancora dichiarato il voto. «L’aula del senato non è il tribunale - ha spiegato Bonino - sta a noi decidere se Salvini, come tutti noi cittadini, potrà difendersi nel processo e non dal processo». La leader di +Europa prosegue rivolgendosi direttamente alla nuova inquilina del Viminale, Luciana Lamorgese, per chiedere con determinazione «un'ampia riforma dei decreti sicurezza». «È una questione fondamentale per la legalità di questo Paese - ha concluso Bonino - la realtà ha fatto capire che integrare è meglio di respingere. Integrare non è solo umanità, è sicurezza». Dopo una lunga sequenza di testimonianze e letture, l'evento si chiude con un'ulteriore appello della politica. «Che cos’altro dobbiamo sapere ancora per per porre fine a quella missione internazionale che invece è stata rifinanziata con maggiori risorse?», ha detto Riccardo Magi di +Europa, tra i firmatari insieme ad altri 22 deputati di una risoluzione contraria al rinnovo degli accordi. «È arrivato il momento - ha continuato Magi - di avere consapevolezza sulla nostra strategia di politica estera in Libia: non ha prodotto alcuna stabilizzazione di quel paese, alcuna transizione democratica. Si tratta di una strategia di cooperazione che ha stabilizzato solo alcuni poteri presenti in quel paese, poteri miliziani e poteri paramafiosi, con l’obiettivo di trasformare dei trafficanti di uomini in carcerieri e di creare in mare una gigantesca omissione di soccorso». Alle sue parole seguono quelle del dem Matteo Orfini: «Credo che sia necessario contrastare Salvini, ma me la prendo prima di tutto con il mio partito quando decide di appaltare dei respingimenti illegali alla guardia costiera libica: cioè di pagare per fare quello che per noi sarebbe illegale. Non mi posso accontentare di una battaglia di testimonianza, abbiamo il dovere di capire come costruire le condizioni per cui una cosa del genere non accada più». L'ex presidente del Pd aveva già espresso il suo dissenso in aula insieme a una parte del partito. La risoluzione è passata con 401 sì, 23 no e 2 astensioni: il centrodestra ha appoggiato la maggioranza, mentre Italia Viva e Leu non hanno partecipato al voto.