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Dietro ai continui rigetti delle istanze presentate da Marcello Dell’Utri potrebbe esserci, anche non consapevolmente da parte dei magistrati, qualcosa di non esplicitato. Un fattore “esterno” che pare però intuirsi fra le righe delle ordinanze reittive. E cioè la pendenza davanti al Tribunale di Palermo del processo sulla trattativa Stato- mafia che vede l’ex senatore di Forza Italia fra gli imputati e per il quale la pubblica accusa ha chiesto nelle scorse settimane 12 anni di reclusione. Una sorta di verità nascosta. La Cassazione, cui i giudici di merito devono uniformarsi nell’interpretazione della legge, è infatti sempre molto attenta alla tutela al diritto alla salute del detenuto che può essere “sacrificato” solo di fronte a dati concreti ed attuali di pericolosità sociale.
Cioè parrebbe in contrasto con le motivazioni con cui in questi mesi i Tribunali hanno puntualmente chiuso la porta in faccia a Dell’Utri, ultra settantenne e da tempo affetto da un tumore maligno alla prostata e da una grave malattia cardiaca. Ad esempio, il Tribunale di sorveglian- za di Roma, nel rigettare la richiesta di sospensione della pena, ha stabilito che «la posizione giuridica di Dell’Utri non è in alcun modo rassicurante» in quanto «la sentenza in esecuzione ha accertato i suoi rapporti con i vertici di Cosa nostra dai primi anni 70 al 1992». Per i giudici, poi, «allarmante appare la pregressa latitanza in Libano, avvenuta nel 2014, vale a dire poco meno di quattro anni fa, nonostante l’età, la patologia cardiaca e le altre affezioni già all’epoca presenti». Fatti, dunque, molto risalenti nel tempo in relazione ai quali il Tribunale non pare esplicitare perché siano indici di pericolosità sociale nell’attualità. Va ricordato, poi, che i reati per i quali Dell’Utri è stato condannato non ostano ad una prosecuzione della pena in regime domiciliare. E’ un dato di fatto che chiunque affetto da patologie tanto gravi potrebbe curarsi più efficacemente a casa, con indubbi vantaggi anche sotto il profilo della salute psichica. Attualmente Dell’Utri è ristretto in una camera del campus biomedico del carcere di Rebibbia dove non può aprire la finestra perché sigillata e deve dormire con la luce accesa. Per quale motivo resta ancora in carcere? Forse bisognerà attendere la sentenza di Palermo.