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Con Silvio Berlsconi premier era un’altra cosa. Non era difficile dare all’Anm un’impronta sindacale, corporativa, impegnarla addirittura in un conflitto aperto con la politica, per la banale ragione che a scatenare il conflitto era la controparte. Con il governo Renzi e il successore Gentiloni, l’Associazione magistrati ha provato a essere ferma e intransigente, ma con esiti modesti. Ha subito alcune scelte discutibili, sulle pensioni e forse persino sulle ferie - la cui riduzione ha penalizzato gli studi legali medio- piccoli più che i giudici - e ha tentato di contrastarle con una linea dura solo a parole. Nei fatti non si è arrivati allo sciopero né si è riusciti a ottenere le risposte attese dal governo. Il successo della presidenza di Piercamillo Davigo è stato dunque soprattutto mediatico: con lui il “sindacato” delle toghe ha riacquisito una visibilità enorme, conosciuta appunto solo all’epoca in cui a Palazzo Chigi c’era il Cavaliere. In termini di risposte normative invece, l’Associazione è rimasta spesso a mani vuote. Il che produce già da alcune settimane tensioni all’interno della magistratura associata, seppur con modesti riverberi all’esterno. Non si tratta comunque di attriti così forti da far saltare il patto stabilito nello scorso aprile dalle quattro correnti maggiori: quello che ha portato alla giunta unitaria dell’Anm e alla presidenza a turno, da assegnare ogni anno a una componente diversa. Sarà dunque rispettato sia il principio dell’alternanza che la successione informalmente prevista l’anno scorso: dopo Autonomia & Indipendenza, la giovane corrente di cui Davigo è il leader, toccherà ad Area, raggruppamento delle toghe progressiste che unisce Magistratura democratica e Movimento per la giustizia. E in particolare la presidenza dovrebbe andare senza particolari alee di incertezza a uno dei rappresentanti di Area nel comitato direttivo centrale, Eugenio Albamonte. Sul passaggio del testimone da A& I ad Area, e sul nome del sostituto procuratore di Roma, non ci sono più dubbi. E anzi, qualcuno è stato creato da Davigo nel senso di un suo congedo anticipato dalla carica di presidente: «Non vedo l’ora di arrivare al termine del mio anno di mandato e non escludo di lasciare prima». ha dichiarato in almeno un paio di occasioni. Ipotesi comunque difficile.
Il profilo di Albamonte è decisamente diverso da quello dell’attuale vertice: più giovane, combattivo ma schierato su posizioni certamente più garantiste dell’ex pm di Mani pulite. E appunto, meno critico nei confronti del governo. Il suo giudizio sulla riforma penale, per esempio, non è catastrofico: non la considera «inutile se non dannosa» ma interessante almeno in alcuni punti qualificanti come la prescrizione. Anche su un altro tema come quello dei carichi esigibili, la sua guida dovrebbe portare l’Anm su una linea meno “sindacalista” rispetto alle posizioni nette rappresentate da A& I in campagna elettorale: non a caso è anche grazie alle posizioni di Area che, nella delibera inviata dall’Anm a Consiglio superiore, è scomparso ogni riferimento ai «numeri secchi», cioè a soglie limite precisamente quantificate per il lavoro dei giudici.
Proprio a Palazzo dei Marescialli la componente di Davigo ha riportato ieri una battuta d’arresto a proposito del tema più controverso, quello dell’età pensionabile. L’unico togato di A& I, Aldo Morgigni, aveva chiesto di sollevare conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta sul decreto con cui sono stati trattenuti in servizio i soli vertici delle alte magistrature, Cassazione in primis; il plenum ha invece deciso per il «non luogo a procedere», e di lasciare che la questione di legittimità sia sollevata semplicemente dal Tar, come è già successo in un caso nel novembre scorso. Piccoli segnali, che autorizzano però a immaginare una certa correzione di rotta, per l’Anm, con il nuovo presidente espresso da Area.
Di sicuro gli accordi saranno rispettati. E dal gruppo delle toghe progressiste viene fatto notare come «sarebbe sorprendente il contrario, visto che in quest’anno a presidenza Davigo l’idea di unità è sempre stata rispettata, con correttezza da tutti: perché mai Autonomia & Indipendenza non dovrebbe ricambiare?». Sarà confermata dunque anche la turnazione estesa alle altre tre cariche della giunta: vicepresidente, segretario e vicesegretario. Dopo Area, nel 2018 sarà la volta di Unicost, l’anno dopo ( l’ultimo del quadriennio) di Magistratura indipendente. Nel frattempo l’Anm sarà chiamata al difficile compito di consolidare l’unità, oltre che nelle forme, anche nella sostanza politica.