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«Nessun espediente per far sparire i fatti: vogliamo solo che siano inseriti in una corretta cornice processuale». È questo il commento a caldo rilasciato ieri dal consigliere di Cassazione Stefano Giaime Guizzi, difensore di Luca Palamara, al termine della seconda testimonianza dell’ingegnere Duilio Bianchi, della società milanese Rcs, che ha fornito alla Procura di Perugia gli apparati e i programmi per svolgere le intercettazioni a carico dell’ex presidente dell’Anm. Ad iniziare dal temibile “trojan horse”, il software che trasforma il cellulare in un microfono.
A decidere di risentirlo era stato lunedì scorso il collegio della sezione disciplinare del Csm, presieduto dal laico Fulvio Gigliotti, dopo che la difesa di Palamara aveva presentato una relazione tecnica, affidata a un perito della Procura di Roma, contenente una serie di riscontri che smentivano quanto dichiarato da Bianchi. Punto centrale l’ubicazione del server dove venivano “raccolti” gli ascolti. Le intercettazioni effettuate con il trojan non sarebbero state convogliate sul server della Procura capitolina, dopo che era stata disposta la remotizzazione da parte di Perugia, ma su un altro server. Piazzale Clodio sarebbe stato insomma solo un “client”. Un particolare tecnico che, secondo Guizzi, renderebbe inutilizzabili le intercettazioni su cui si basano gran parte delle contestazioni disciplinari a Palamara.
Bianchi ha ricordato che «il software del trojan è stato interamente prodotto dalla società Rcs» e che erano state «garantite inaccessibilità e non modificabilità dei dati». I quali «confluivano direttamente dal captatore al server della Procura di Roma» attraverso «le reti dei gestori», che hanno avuto una funzione di mero transito, ha puntualizzato Bianchi. Il trojan, è stato nuovamente ricordato, veniva acceso «direttamente dalla polizia giudiziaria con una interfaccia su web». Rcs, dunque, non avrebbe svolto alcuna attività.
«Abbiamo evidenziato il nostro punto di vista», ha aggiunto Guizzi, sottolineando come a questo punto la sezione disciplinare «abbia tutti gli elementi per effettuare la corretta valutazione». E la decisione, da parte del collegio, sulla utilizzabilità o meno degli ascolti è attesa per domani. La settimana prossima, invece, terminerà il processo: la discussione, secondo la richiesta della Procura generale, si svolgerà in maniera unitaria con l’ascolto della pubblica accusa e della difesa, di seguito, l’ 8 ottobre.