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Alfonso Bonafede
«C’è stato il riconoscimento sia da parte del ministro Bonafede che da parte del capo del Dap Basentini dell’esistenza di un sovraffollamento nelle carceri», queste le prime parole rilasciate ieri dall’esponente radicale Rita Bernardini dopo aver incontrato il Guardasigilli nella sede del Ministero a via Arenula. Al tavolo di discussione, durato circa un'ora, c’erano anche il sottosegretario di Stato del ministero della Giustizia, Vittorio Ferraresi, l’avvocato Giuseppe Rossodivita ed Elisabetta Zamparutti, entrambi membri della Presidenza del Partito Radicale e l’avvocato Gianpaolo Catanzariti, responsabile nazionale dell'Osservatorio Carcere dell'Unione Camere Penali Italiane.
A richiedere l’incontro era stata in primis Bernardini per una “operazione verità sulla portata del sovraffollamento penitenziario in Italia e sulla legalità dell'esecuzione penale”. Al 28 febbraio 2019 i detenuti elle nostre carceri sono 60.348 rispetto ad una capienza regolamentare di 50.522. Se per gli esponenti del Partito Radicale si tratta chiaramente di una situazione di grave sovraffollamento, il capo del Dap aveva precisato che “quello del sovraffollamento negli istituti penitenziari italiani è un falso problema, sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista dimensionale- logistico”. Invece, secondo quanto riportato ieri dalla delegazione radicale, gli esponenti del governo avrebbero concordato con l’esistenza del problema e al contempo con la necessità di superare lo stato attuale per garantire condizioni dignitose di detenzione. Rita Bernardini ha infatti dichiarato: «Sui temi affrontati c’è una divergenza di fondo. Noi riteniamo che l’esecuzione penale sia illegale e abbiamo chiesto di rientrare nella legalità. Loro hanno tutt’altra opinione. Abbiamo discusso a lungo del criterio con cui vengono calcolati gli spazi a disposizione in cella dai singoli detenuti. Ma c’è stato il riconoscimento sia da parte del ministro che da parte del capo del Dap dell’esistenza di un sovraffollamento strutturale. Divergiamo però, come con tutti i precedenti governi, sul fatto che la pena oggi non corrisponde al dettato costituzionale. Per questo abbiamo fatto presente alcune cifre: sono previsti solo 999 educatori, che sono davvero molto pochi rispetto alle esigenze. L’altro dato eclatante, che a mio avviso dimostra che la pena non tende alla rieducazione del condannato, è quello relativo agli assistenti sociali, 400 in meno rispetto al numero previsto in pianta organica. Abbiamo ottenuto una piccola cosa a favore di un monitoraggio serio delle carceri ossia l’impegno dell’aggiornamento delle schede riguardanti i singoli istituti penitenziari”.
Per Gianpaolo Catanzariti «permane la visione carcerocentrica. Comunque l’incontro di oggi (ieri, ndr) è stato positivo; pur partendo da posizioni opposte alla fine si è arrivato al riconoscimento oggettivo di un dato - quello del sovraffollamento – che non può essere disconosciuto.
Non si tratta solo di un problema numerico ma è una criticità che riguarda l’interno sistema carcerario: sovraffollamento significa anche personale insufficiente, soprattutto quello trattamentale e quello dell’area sanitaria. Avere un medico per 315 detenuti significa non poter garantire un servizio sanitario all’altezza». Giuseppe Rossodivita ha sottolineato il “confronto importante sulla concezione del sovraffollamento. Il ministro ha rivendicato che questo governo ha una visione carcerocentrica, in particolar modo riferendosi allo Spazza- corrotti. Abbiamo ribadito che più carcere non significa più sicurezza”. Elisabetta Zamparutti conclude: «Abbiamo chiesto di dare continuità a quei laboratori - ad esempio Spes contra Spem - che come Nessuno Tocchi Caino e Partito Radicale portiamo avanti nelle sezioni di alta sicurezza e su questo c’è stata piena condivisione». Nessun commento ufficiale dell’incontro è invece pervenuto dagli uffici del Ministero e del Dap.