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La procura di Perugia "scheda" i giornalisti che chiamavano il magistrato Luca Palamara, indagato per corruzione nell'inchiesta che ha terremotato il Csm la scorsa estate. Tutte intercettazioni, però, che non hanno alcun elemento di rilevanza con l'inchiesta in corso. Come scritto dal quotidiano La Verità, nell'informatva dell'inchiesta compare il nome della giornalista di punta del quotidiano La Repubblica, Liliana Milella, che il giorno in cui il suo giornale ha pubblicato la notizia dell'indagine avrebbe chiamato Palamara, che era una sua fonte: "La Milella riferisce che ha saputo dell’articolo leggendolo all’1,30 di notte e dice di aver sbagliato a non chiamarlo prima, ma a lei non avevano detto nulla dal suo giornale. Se lei avesse chiamato prima Palamara 'l’avremmo scritta, ma non in questo modo'. La stessa, in un’altra telefonata, avvisa il pm che la collega Maria Elena Vincenzi sta andando sotto casa suà, probabilmente per cercare di strappare una dichiarazione». In un’altra telefonata la giornalista sembra molto preoccupata per la sorte dell’ex capo dell’Anac Raffaele Cantone e alla fine propone: "Potrebbero (i membri del Csm, ndr) pure fare la mossa di mandare Cantone da qualche parte (...)? Cioè perché poi alla fine fanno pure un piacere a questo governo che glielo levano dai coglioni". Nell'informativa ci sono anche alcune chiamate di Francesco Grignetti della Stampa, alla ricerca di notizie sull’inchiesta. C’è anche un capitoletto su Giovanni Bianconi, inviato del Corriere della Sera, dall’inizio in prima linea nello spingere mediaticamente l’inchiesta. Agli atti finiscono persino le telefonate per organizzare un incontro di persona con Palamara. Poi per il resto i finanzieri riportano alcune considerazioni di Palamara su Bianconi, che viene gentilmente definito come "vicino ai servizi segreti" e "cassa di risonanza del gruppo di potere attuale". Infine Palamara giudica così l’intervista di congedo rilasciata dall’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone allo stesso Bianconi: "Hai visto ieri che pompino gli ha fatto al Pigna?". Nella stessa conversazione aggiunge: "L’altra volta (Bianconi, ndr) mi è venuto a riparlare di Perugia a me", ovvero dell'inchiesta che al momento era ancora segreta. I finanzieri annotano "l’esistenza di contatti intercorsi tra Palamara e Giovanni Minoli, giornalista saggista e conduttore televisivo". I due, stando alle captazioni, sono in confidenza. Si confrontano sugli articoli pubblicati nel periodo clou della tempesta sulle toghe e sulla possibilità di rendere un’intervista per la trasmissione condotta da Lucia Annunziata. Tra il 13 marzo 2019 e il 5 giugno, periodo monitorato dagli investigatori, si parlano otto volte. In una conversazione Minoli fa a Palamara i complimenti per un’intervista. Ci sono anche telefonate durante le quali Minoli sembra quasi lo spin doctor della toga. Il 29 maggio si sentono due volte. «’La Repubblica è la risposta al Fatto', dice Palamara. E chiede a Minoli un consiglio, visto che Claudio Tito, cronista di Repubblica, gli ha chiesto se voglia replicare e la toga non sa cosa rispondere, scrive La Verità. Si vedono anche per parlare dell’invito dell’Annunziata, che Minoli definisce ’pericolosa, perché è dall’altra partè. La giornalista è stata una delle prime a saltare sull’inchiesta perugina. Il 29 maggio, data dei primi articoli sull’argomento, alle 9 del mattino, Palamara viene chiamato da Silvia Barocci, autrice della trasmissione Mezz’ora in più, quella dell’Annunziata. Lo invita per la domenica. La toga prende tempo. Poi richiama e accetta, ma con riserva. E annuncia che ’se andrà in trasmissione parlerà di cose importantì. Per quella comparsata Palamara si confronta persino con Giovanni Legnini, già vicepresidente del Csm». "Cioè, se Lucia mi dà la possibilità... faccio un discorso politico...", dice Palamara. Legnini lo riprende: "No, tu le cose tue le devi gridà... seguono milioni di persone, viene ripreso dalla stampa". Poi fanno strategia sulla necessità di avviare una interlocuzione con redattori a livello apicale di Repubblica, al fine di riequilibrare gli articoli usciti su altre testate di fronte avverso, e reindirizzare, attraverso nuovi articoli di stampa, la figura del procuratore uscente di Roma Pignatone. Tra gli "schedati" ci sono anche Rosa Polito e Simona Olleni dell’Agi, Sandra Fischetti dell’Ansa, Valeria Di Corrado del Tempo e Federico Marietti del Tg5. Vincenzo Bisbiglia del Fatto Quotidiano lo cerca per chiedergli informazioni sul conto della moglie, che ha un impiego alla Regione Lazio, ma anche su eventuali contatti con Nicola Zingaretti. La toga afferma di non aver fatto pressioni e che la moglie "ha un curriculum di tutto rispetto".