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I pm non vogliono far politica. Davigo meno di tutti. Eppure qualcosa che potrebbe mettere insieme espressioni della magistratura e cinquestelle sul fronte del giustizialismo comincia a muoversi. A offrirne un esempio sono un ex pm che ha già tentato di mettere su un movimento politico, Antonio Ingroia, e una figura tuttora a pieno titolo in magistratura ma spesso indicata come candidato ideale del M5s, Nino Di Matteo.
Dopodomani presenteranno insieme, in un’aula del municipio di Palermo, la proposta di legge anticorruzione intitolata “La Torre bis”. È un tentativo di estendere a presunti corrotti e corruttori il doppio binario normativo della legislazione antimafia. Vi si prevede di applicare ai reati contro la pubblica amministrazione ( corruzione e concussione) il “sequestro preventivo” dei beni predisposto per chi è anche solo indiziato di associazione mafiosa. Sequestro preventivo e eventuale successiva confisca possibili sia per i politici e i pubblici ufficiali che si fanno corrompere, sia per i corruttori “abituali”.
Come per chi è sospettato di mafia, le misure patrimoniali scatterebbero già nella fase delle indagini, sulla base di semplici indizi e con la sola ulteriore condizione che l’indagato abbia a disposizione beni che non si giustifichino con le sue fonti di reddito lecite. Ciliegina sulla torta, sempre analoga al doppio binario antimafia: sul sequestro si instaura un processo parallelo a quello per corruzione, in cui al presunto malfattore si applica il meccanismo dell’inversione della prova, cioè è lui a dover dimostrare che i beni non sono frutto dell’attività illecita.
L’iniziativa di venerdì ha anche valore simbolico: due giorni dopo, domenica prossima, ricorre il 35esimo anniversario dell’assassinio di Pio La Torre, il parlamentare e sindacalista che contribuì a promuovere sia la legge sul 416 bis sia il “doppio binario” sui sequestri ai mafiosi. Sono diversi anni che Ingroia si batte perché il Parlamento recepisca questo tipo di proposte. E infatti più che sul piano tecnico– giuridico, la “presentazione” di venerdì è rilevante dal punto di vista politico.
Ad affiancare l’ex collega dell’inchiesta sulla presunta “trattativa” sarà infatti un pm “impegnato” come Di Matteo – e con loro, ci saranno il figlio di Pio La Torre, Franco, e il docente di Economia Vincenzo Provenzano, con il giornalista del Fatto Giuseppe Lo Bianco a fare da moderatore. È l’anteprima di una nuova “discesa in campo” di Ingroia, con la sua Azione civile, in vista delle Politiche? Interpellato dal Dubbio, l’interessato spiega: «Non penso a una proposta politica autonoma in vista delle elezioni. Credo però che alcune nostre battaglie possano essere da stimolo e anche da fattore aggregante per un nuovo polo».
Di cui dovrebbero far parte i cinquestelle? Ingroia risponde: «Io penso che il Movimento di Grillo dovrebbe cominciare a guardarsi attorno. Se non vogliono lasciarsi rinchiudere ancora in una sterile opposizione devono guardare ad altre forze con cui sarebbero possibili convergenze». Azione civile potrebbe far par- te insomma di un fronte di sinistra attivo innanzitutto sul piano dell’elaborazione programmatica, e magari anche della proposta elettorale, con cui i grillini, secondo Ingroia, potrebbero allearsi.
È prematuro, eppure dall’iniziativa sul “ddl La Torre bis” pare intravedersi l’idea di un campo giustizialista, ultralegalitario di sinistra, in cui nella prossima campagna elettorale potrebbe trovarsi anche qualche magistrato. Nel ricordare che la sua proposta sui sequestri ai corrotti finora non è stata veicolata in Palamento, Ingroia dice un’altra cosa interessante: «Le norme che presenteremo venerdì erano comunque state considerate in una più ampia proposta di legge da un gruppo di senatori di cui facevano parte un fuoriuscito dai cinquestelle, Francesco Campanella, altri di Sel e alcuni della minoranza Pd come Laura Puppato». Qualcosa di molto vicino all’ensemble che Ingroia vede come alleato ideale dei grillini.
In tutto questo, potrebbe mai Di Matteo, appena assegnato alla Dna, essere della partita? Ingroia in proposito non può pronunciarsi. In ogni caso sembra difficile. Eppure iniziative come quella di venerdì confermano che una magistratura su posizioni molto restrittive nel campo delle riforme processuali è attivissima. E ha testimonial autorevoli come lui. Conferma che idee come quella del “ddl La Torre bis” costituiscono una batteria a disposizione dei cinquestelle. «La nostra proposta è una mediazione, in fondo, rispetto a ipotesi avanzate proprio dal Movimento di Grillo, più restrittive perché estese anche a reati come l’abuso d’ufficio». Che è tutto dire. L’armata giustizialista c’è. Di Matteo potrebbe anche non farne parte in prima persona. Ma come nel caso di Davigo, offrirebbe un supporto di idee non da poco a un progetto politico che, almeno sulla giustizia, fa venire i brividi.