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Massimo Niceta si vide sequestrate ingiustamente le aziende da Silvana Saguto
Ricapitoliamo. Gli tolgono la casa, le aziende e tutto ciò che possiede, finanche i soldi che ha in tasca. Si ritrova senza lavoro, con avvocati da pagare in un processo folle e con tre figli minorenni da mantenere. Sette anni dopo, con qualche capello bianco in più e con qualche ruga in più, viene scagionato completamente da tutte le accuse. Purtroppo, le sue aziende sono fallite, sono state usate come un ufficio di collocamento per amici e parenti senza alcuna esperienza. Chi le ha amministrate si è arricchito e chi le aveva fatte sequestrare è stato condannato per fatti gravissimi. Comincia il giro d’Italia per spiegare nei convegni il problema delle misure di prevenzione, per trovare una soluzione. Più di cento gli avvocati interpellati per sapere se si può ottenere una forma di risarcimento del danno. Niente: la risposta non esiste. Allora chiede aiuto alle Istituzioni, allo Stato ma lo Stato non c’è. I partiti hanno altro a cui pensare e gli "uomini delle Istituzioni" semplicemente non sono degli Uomini. Preferiscono girarsi dall’altra parte, così come i vari rappresentanti di categoria che dovrebbero fare gli interessi di imprenditori e commercianti e che, invece, fanno quelli di coloro che distruggono imprenditori e commercianti. Niente da fare, i problemi sono altri. Ci sono sempre altre priorità. Adesso c’è il fascismo da combattere e la Cgil devastata dai violenti a cui dare solidarietà. Poi se in Italia ci sono leggi fasciste che vengono difese da chi si dice contro il fascismo, se le persone e le aziende vengono saccheggiate legalmente dai "colletti bianchi non violenti", non importa a nessuno. Le associazioni per la "legalità" vogliono solo gestire i beni "confiscati alla mafia" e se ne fregano delle persone a cui sono stati ingiustamente sequestrati i beni e distrutta la vita. Siamo carne da macello da dare in pasto a tanti lupi voraci. Siamo il combustibile umano che alimenta una macchina infernale che brucia soldi, sogni, sacrifici, vite e speranze. Si appassiona al padel, ne intuisce le potenzialità commerciali. In poco tempo diventa un esperto di questa disciplina. Non può contare sull’aiuto di nessuno. Le banche chiudono le porte. Ma decide di provarci ancora e, grazie alle dilazioni di pagamento accordate dai fornitori, apre un punto vendita che verrà inaugurato oggi pomeriggio, alle 16:30, in via Marchese di Villabianca 94, a Palermo. La morale? Io non credo più nella giustizia perché sono consapevole dell’ingiustizia della legge. Non credo nelle Istituzioni che in questa (e in tante altre storie) hanno dato una pessima immagine di sé. Credo nelle persone, nella forza creativa e nella resilienza dell’essere umano. La risposta, la soluzione al problema non è che in noi stessi. Non cerchiamola altrove.