Detto fatto. Davvero la
commissione Giustizia della Camera ha tenuto fede all’impegno di procedere con rapidità, e senza stravolgimenti del testo governativo, all’esame del ddl sull’
equo compenso per gli
avvocati: ieri sono stati votati tutti gli emendamenti, con esito favorevole su cinque modifiche che non alterano lo spirito del provvedimento – tutelare la professione forense rispetto ai “clienti forti” – e anzi per lo più lo ribadiscono. Resta invariato il cuore delle nuove norme: l’avvocato può chiedere al giudice di dichiarare
nulle eventuali
clausole vessatorie, e di adeguare
l’entità del compenso qualora questo non sia “proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”, ma senza che la nullità travolga l’intera convenzione.
GLI EMENDAMENTI VOTATI IERI «Si è avuta conferma di una convergenza ampia e convinta di tutte le forze politiche», commenta soddisfatto il
relatore della legge, il deputato dem
Giuseppe Berretta. «Non cambia la sostanza delle misure proposte dal
governo, che hanno ricevuto l’assenso del
Consiglio nazionale forense», aggiunge. Gli emendamenti votati ieri riguardano innanzitutto l’estensione delle norme alle
società tra avvocati, recentemente istituite con il ddl concorrenza. Un’integrazione dell’articolo 2 precisa che il carattere vessatorio di una clausola non potrà essere invocato solo se, oltre alla già prevista
«specifica trattativa», vi sia stata anche la specifica
«approvazione» dell’avvocato. Un elemento che rafforza la tutela della professione forense nei confronti di
banche,
assicurazioni e
grandi imprese e la ricollega ancora una volta alle
norme sul consumo: è in quest’ultimo ambito infatti che le clausole vessatorie, per non essere soggette a nullità, vanno sottoscritte in modo specifico e separato dal resto del contratto. Va segnalato peraltro come già il
testo originario proposto dal
ministro della Giustizia Andrea Orlando e varato dal
Consiglio dei ministri avesse qualificato due clausole come irrimediabilmente vessatorie, persino qualora fossero oggetto di «specifica trattativa». Si tratta della eventuale «riserva al cliente della facoltà di
modificare unilateralmente le condizioni del contratto» e della «attribuzione al cliente della facoltà di
pretendere prestazioni aggiuntive che l’avvocato deve prestare
a titolo gratuito». Così come non resta subordinato alla mancata «specifica trattativa» e «approvazione» da parte del professionista, ma è sempre soggetto alla eventuale rideterminazione del giudice, l’indicazione, nell’accordo, di un compenso non equo. C’è poi una precisazione relativa a eventuali clausole che neghino al professionista
il rimborso delle spese: deve trattarsi, recita l’emendamento approvato, di spese «direttamente connesse alla prestazione oggetto della convenzione». Via libera anche al
termine massimo di 12 mesi superato il quale il diritto a far valere la nullità decade. C’è infine una puntualizzazione relativa alla
assistenza legale nella stipula di contratti, che va ricompensata a prescindere dalla loro effettiva «sottoscrizione».
UNIONE CAMERE CIVILI: «APPROVAZIONE SIA RAPIDA»
Una «pronta approvazione del ddl sull’equo compenso» è stata auspicata ieri, prima del voto in commissione Giustizia, da parte dell’Unione nazionale Camere civili. «Confidiamo che sia portato avanti dalla politica un ddl di iniziativa del ministro della Giustizia, fortemente voluto dall’avvocatura e che è a favore soprattutto dei giovani avvocati», hanno dichiarato i civilisti. E nei giorni scorsi il presidente del Cnf Andrea Mascherin aveva ribadito che «il testo all’esame della commissione è da considerarsi positivo» e che eventuali ulteriori interventi migliorativi «potranno essere realizzati nella prossima legislatura». È un approccio che Berretta condivide in pieno e sul quale, anzi, rilancia: «Se al Senato si provasse a introdurre modifiche complicate come l’estensione dell’equo compenso ai rapporti tra avvocati e pubblica amministrazione, be’, sarebbe la maniera più efficace per non arrivare a nulla». Nella seduta di ieri pomeriggio a Montecitorio c’è stato un accordo su una previsione sollecitata dal Movimento cinquestelle: il ddl sull’equo compenso diventerà una integrazione della legge professionale forense, per garantire maggiore coordinamento normativo.
DDL AUTONOMO E NORME IN MANOVRA: IL DOPPIO BINARIO
Resta percorribile in ogni caso un doppio binario: le norme che la Camera ieri ha messo in rampa di lancio sono state inserite anche nella legge di Stabilità; se arrivassero in porto già con la manovra, tanto meglio. Certo è che Montecitorio prevede tempi stretti. «Nel giro di una settimana avremo i pareri delle altre commissioni e voteremo il mandato al sottoscritto», dice ancora il relatore Berretta, «entro novembre si pronuncerà l’Aula». A quel punto la responsabilità di arrivare al traguardo prima che termini la legislatura toccherebbe al Senato. Impegnativo ma non impossibile.