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Si avvicina il "verdetto" del Csm sul destino di Piercamillo Davigo. Lunedì 12 la Commissione Verifica Titoli (che ha chiesto un parere all'Avvocatura dello Stato, subito "secretato") in prima battuta scioglierà il nodo se dopo il 21 ottobre, data in cui Davigo sarà collocato a riposo dalla magistratura per il compimento dei 70 anni, dovrà lasciare anche Palazzo dei marescialli o potrà restare consigliere, come sostiene lui. Due giorni dopo, il 14, sarà il plenum del Csm a prendere la decisione finale, difficile, anche perchè non ci sono precedenti. Intanto il consigliere, già presidente dell'Associazione nazionale magistrati, presenta il conto a Palazzo dei marescialli per una mancata nomina di due anni fa, anteriore di otto mesi alla sua elezione trionfalistica al Csm con un record di preferenze. Forte di una pronuncia del Consiglio di Stato che gli ha dato ragione, annullando la delibera del Csm che lo ha penalizzato, l'ex dottor Sottile del pool Mani Pulite vuole che adesso gli venga attribuito a posteriori, a pochi giorni dalla pensione (anche se la richiesta porta la data del 17 luglio scorso) l'incarico di Presidente aggiunto della Cassazione che allora gli fu negato . O almeno che gli venga riconosciuto il titolo di presidente aggiunto, con conseguente aumento della retribuzione, e risarcito il danno per "perdita di chance". Il tutto a partire da quel fatidico 21 febbraio del 2018, quando il plenum del Csm gli preferì a maggioranza schiacciante (18 voti a 1) Domenico Carcano, già capo dell'Ufficio legislativo del ministero della Giustizia.