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Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia
Il lockdown ha costretto temporaneamente in freezer diverse iniziative del governo. L’equo compenso è tra queste. L’affannosa rincorsa all’emergenza covid ha fatto scivolare tutto in secondo piano. Ma da mercoledì scorso la tutela dei professionisti e delle loro retribuzioni è tornata fra le priorità. Almeno per il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Che due giorni fa ha firmato con il coordinatore della Rete professioni tecniche Armando Zambrano, al vertice anche del Consiglio nazionale degli ingegneri, un protocollo d’intesa per istituire il Nucleo di monitoraggio sui compensi. L’iniziativa è speculare, concepita quasi per gemmazione, rispetto a quella assunta dallo stesso ministro con Andrea Mascherin, precedente vertice del Cnf, esattamente un anno fa. Risale al luglio 2019 infatti l’istituzione del Nucleo di monitoraggio sull’equo compenso per la professione forense. Che ha già prodotto un fiume di segnalazioni prodotte dagli Ordini degli avvocati di tutta Italia su committenti privati e pubblici che violano la legge del 2017. L’accordo siglato mercoledì con Zambrano, di rete se ne crea un’altra, estesa a ingegneri, architetti, ma anche a geologi, chimici e diverse altre categorie della “Rpt”, spesso mortificate da bandi all’estremo ribasso. Perché Bonafede torna ora sul punto? Perché, come si legge nella nota diffusa dal guardasigilli subito dopo l’intesa con le professioni tecniche, «un compenso non equo lede la dignità del professionista e genera pericolose ricadute sul mercato in termini di concorrenza». È il punto chiave: con la ripresa così difficile patita dagli avvocati come da tutte le professioni, il mercato rischia una nuova deriva. Il lavoro intellettuale è ancora più esposto al ricatto dei ribassi forzati. Alla firma dell’intesa col Cnf, Mascherin aveva prefigurato «la possibile estensione del monitoraggio ad altre professioni». Un auspicio che Bonafede aveva subito fatto proprio: «Il Nucleo creato per con gli avvocati può diventare un modello per altre categorie». Non a caso il protocollo siglato con Zambrano richiama diversi aspetti dell’intesa con il Cnf: dai «nuclei territoriali» che saranno creati a raggiera da Ordini e Collegi locali di ingegneri, architetti e altre professioni, alle possibili segnalazini da inviare all’Antitrust. Dalle successive sollecitazioni ad «adeguare le prassi» da trasmettere ai committenti fuorilegge ( privati e pubblici), alla possibilità di proporre «iniziative legislative sulla tutela dei compensi». La fedeltà al modello Cnf è chiara. Zambrano indica un obiettivo: «Se l’equo compenso è un diritto ed è doveroso monitorarne l’applicazione, dobbiamo estenderlo a tutti i committenti e alla Pa». Secondo le norme introdotte a fine 2017 grazie all’iniziativa di Mascherin e del predecessore di Bonafede, Andrea Orlando, il vincolo è oggi stringente per i grandi committenti, come banche e assicurazioni, ma non previsto per aziende medio- piccole e consumatori. Esiste, è vero per la Pa, sollecitata dalla norma a «garantire il principio» dell’equo compenso. Definizione che spesso ha visto aggiramenti da parte di molti Comuni e persino col famigerato bando gratuito pubblicato nel 2019 dal Mef. «Auspichiamo che il guardasigilli faccia propria l’iniziativa che le professioni hanno già tradotto in ipotesi di legge», spiega Zambrano al Dubbio. E in effetti all’aggiornamento della disciplina guardano sia Bonafede che il Pd. Non a caso una parlamentare che ha avuto un ruolo importante nella battaglia parlamentare sull’equo compenso di due anni e mezzo fa, la vicecapogruppo dem alla Camera Chiara Gribaudo, ricorda l’urgenza di aggiornare «i parametri» per i compensi delle diverse professioni. Così come la necessità di «controlli e sanzioni per la Pa e tutti i committenti che li violano: migliaia di giovani professionisti soffrono particolarmente questa crisi», ricorda, «proprio a causa della mancanza di riferimenti che impediscano il loro sfruttamento». D’altronde se c’è un terreno che non vedrebbe ostacoli da parte dell’opposizione è proprio questo, come ricorda anche il leghista Jacopo Morrone. Da sottosegretario alla Giustizia, aveva coordinato il tavolo sull’equo compenso aperto a tutti gli Ordini, Cnf in testa. «Vi abbiamo elaborato linee guida divenute l’impalcatura di un ddl da me presentato alla Camera come primo firmatario, ma ancor fermo ai blocchi di partenza». Con l’emergenza covid, la tutela delle professioni si è fatta ancora più urgente. E Bonafede sembra averlo ben chiaro.