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Il cosiddetto “Sistema Bibbiano” non esiste. Non esistono i «bambini portati via alle loro famiglie per fare quattrini», né migliaia di casi di ragazzini “rapiti” senza motivo dagli assistenti sociali.
Una certezza emersa durante una riunione voluta dal presidente del Tribunale dei minori di Bologna, Giuseppe Spadaro, che lo scorso 13 settembre ha incontrato i responsabili dei servizi sociali della province di Reggio Emilia, impegnati sui diversi fascicoli provenienti dalla Val d’Enza, finita al centro dell’inchiesta “Angeli e Demoni”.
E se un sistema è emerso dopo quell’inchiesta giudiziaria, che ha tentato di fare luce su nove casi sospetti di affido, è quello dello «sciacallaggio» mediatico e politico. Che ora rischia di provocare un effetto anche peggiore: una sfiducia nelle istituzioni e, quindi, una riduzione delle denunce per maltrattamenti. Così come rischiano di diminuire le famiglie disposte a farsi carico dei minori allontanati dal proprio nucleo familiare, destinati così a finire in comunità.
L’allarme è stato lanciato nel corso della riunione voluta da Spadaro, durante la quale si è discusso degli esiti dell’analisi effettuata su ben cento casi risalenti agli ultimi due anni e provenienti dalla zona interessata dall’inchiesta. Un’attività di approfondimento preceduta da quella relativa ai nove fascicoli finiti in “Angeli e Demoni”. Di questi, sette sono stati chiusi con un ricongiungimento dei bambini ai loro genitori, avvenuto ancor prima dell’emanazione dell’ordine di custodia cautelare.
Una decisione presa su segnalazione degli stessi servizi sociali e per merito dell’attività istruttoria svolta dal tribunale, dopo aver constatato il rientro della situazione di pregiudizio. Ma anche ciò è stato usato strumentalmente: sebbene il ricongiungimento sia avvenuto prima degli arresti, la notizia è stata diffusa solo pochi giorni dopo l’operazione, alimentando l’idea che un sistema esiste ed è marcio.
Per altri due casi, più complessi e frutto di segnalazioni anche da parte di insegnanti e medici, il tribunale ha deciso di effettuare un’ulteriore indagine, affidando l’incarico ad un altro servizio sociale e nominando un consulente. Ma l’analisi è andata ben oltre, appurando come su cento richieste di affido 85 sono state respinte.
Un esito confortante, dunque: il sistema degli affidi, al di là delle possibili storture, funziona, perché può contare anche su procura minorile e tribunale, che accertano la fondatezza delle segnalazioni. Un lavoro che richiede qualche mese di tempo, ma che rappresenta il filtro necessario per evitare traumi inutili. Lo studio, dunque, dà una certezza: al netto della patologia imprevedibile, costituita da singoli assistenti sociali e psicologi disposti a commettere un reato, non esiste una macchinazione finalizzata a strappare i bambini ai propri genitori per lucrarci su, così come descritta nei mesi scorsi.
Un messaggio devastante, ha sottolineato nel corso della riunione Spadaro. Ma se tale visione ha preso piede, la colpa è anche e soprattutto della strumentalizzazione, spesso a fini politici, della vicenda, con la conseguenza, denunciata dai servizi sociali, che ora tutto il sistema è in difficoltà. E di bambini realmente maltrattati «ce ne sono a migliaia».
Le criticità, però, non mancano. E tocca al legislatore - ora affiancato dalla “task force” del ministro della Giustizia - risolverle, ha sottolineato durante il vertice Spadaro. Che ha avanzato dei suggerimenti, come quello di nominare «un curatore speciale, con un avvocato per ogni minore, a prescindere dai genitori». Ma il primo punto su cui intervenire, ha sottolineato, è l’articolo 403 del codice civile, per ridurre il potere autonomo in via d’urgenza in capo ai servizi sociali, che consente loro di effettuare allontanamenti in via temporanea.
Sarebbe utile, poi, accordare maggiori poteri giurisdizionali di controllo ai giudici minorili, con modifiche sulla procedura per una maggiore partecipazione nel rispetto del contraddittorio e un aumento delle piante organiche dei tribunali dei minori. Rimane la preoccupazione per gli effetti mediatici della vicenda.
«Trovare persone disposte a prendere in carico bambini con così grossi problemi è difficile - ha evidenziato Spadaro nel corso della riunione - e ora lo sarà ancora di più. Sono persone straordinarie, disposte a prendersene cura pur non avendo la certezza che un giorno saranno i loro genitori». Un problema che si associa allo scoramento dei servizi sociali. «Se ci sono 17 mele marce - ha aggiunto non si possono buttare via 10mila assistenti sociali».