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Una nuova segreteria unitaria e un nuovo gruppo dirigente. Nicola Zingaretti lancia il congresso straordinario del Pd durante la riunione della direzione dem. «Non dobbiamo avere paura di un congresso politico straordinario, un appuntamento non sui nomi ma su idee e visioni: chiamiamo l’Italia a discutere sul futuro», spiega il segretario del Pd.
«Abbiamo chiamato le persone ai gazebo a votare sulla scelta dei leader. Ora dobbiamo chiamarli non solo a votare, ma a discutere su un progetto e su idee da mettere in campo. Un'occasione rivolta a noi ma anche a chi del Pd non è. Una vera e propria costituente delle persone e delle idee». Si parte il 22 febbraio con una assemblea nazionale che si terrà a Roma, poi la direzione per scrivere il regolamento del congresso straordinario e, infine, l’avvio delle 10 mila assemblee la prima delle quali si terrà a Firenze, capoluogo di una delle regioni che andrà al voto la prossima primavera.
Obiettivo: concludere il percorso entro aprile. E già dalla prossima assemblea Zingaretti chiede un segnale di rinnovamento: «Proporrò il nuovo presidente che sarà una donna», annuncia. Ma in ballo non c’è solo la riorganizzazione interna del partito, c’è soprattutto la definizione di un campo di forze alternative alla destra. A partire dalle prossime Regionali. «Regione per regione si vedrà», dice il segretario, riferendosi all’alleanza col Movimento 5 Stelle «ma bisogna almeno provare a fare progetti locali su programmi chiari. Non si lasci il Pd da solo a combattere le destre facendo finta di non vedere il peso nazionale di un voto in 6 regioni», argomenta. E sul travaglio interno all’alleato di governo pentastellato: «Rispettiamo il dibattito sapendo che non potrà durare a lungo. Il Pd non vuole lucrare ed essere onnivoro sulle difficoltà degli altri. Vuole essere il perno di un campo per contrastare le destra di oggi». C’è spazio però anche per una polemica con gli ex compagni di partito di Italia viva: «Scelga Renzi, o di qua o di là. Perché in un sistema a elezione diretta, non c’è spazio per un terzo polo», dice a proposito della scelta renziana di non sostenere Michele Emiliano in Puglia.
Ma la tempistica non esalta alcuni esponenti della minoranza: Guerini propone un rinvio del congresso a dopo le regionali.