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Mettere mano all’organizzazione del Pd, portare avanti il lavoro per costruire alleanze larghe in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, intercettare lo scontento dei «traditi» da Salvini e dal M5s. Sono gli obiettivi fissati da Nicola Zingaretti, durante la sua prima relazione da segretario alla direzione nazionale. Una relazione approvata con la sola astensione dei 17 membri della mozione Giachetti.
Un appuntamento convocato proprio per ricevere il mandato dell’organo di indirizzo politico del partito, quale nuovo segretario, a perseguire questi obiettivi. La consapevolezza da cui muove Zingaretti è che, a fronte di un governo che sta «portando il Paese al disastro», trascinato «dall’aggressività di Salvini», occorre «scatenare una reazione collegiale», quindi unitaria. È proprio sull’unità necessaria ad affrontare «questo momento storico drammatico non solo per noi, ma per il Paese» che Zingaretti pone l’accento richiamando tutti i dirigenti del partito alla «responsabilità». Un richiamo che segue alle critiche, più o meno velate, arrivate dalla minoranza renziana dopo il risultato delle elezioni regionali in Basilicata. In particolare Luciano Nobili e Anna Ascani hanno dato voce al sentire di molti della vecchia guardia renziana: non c’è da festeggiare l’ennesimo secondo posto, dicono. E Zingaretti conferma che, da parte sua, non c’è alcun «tentativo consolatorio», ma che certo si tratta di un risultato maturato da una situazione pregressa. E cita la difficoltà di mettere assieme un sistema di alleanze con il Pd come perno. Un tentativo risultato «impossibile per le divisioni».
Ora, per le amministrative che dovranno rinnovare 3.860 consigli e giunte comunali, occorre uno sforzo di tutto il gruppo dirigente. Si tratta di Agenda 2030, un modo per “disegnare” l’Italia post populista e post sovranista di cui il Pd si candida ad essere protagonista: per le alleanze del Pd alle amministrative «ci sono soggetti politici come + Europa, Italia in Comune, Democrazia Solidale e Articolo 1.
Ma dobbiamo fare vivere dentro questa spinta di reazione a questo governo anche i movimenti che son scesi in piazza in questi mesi».