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«Controlli dei confini ed espulsioni dei clandestini, spero di avere presto il potere di farlo». Parola di Matteo Salvini. Dopo quasi un mese di relativo disinteresse, il tema dell’immigrazione torna al centro del dibattito politico. A scatenare le polemiche è l’indagine della Digos di Torino che ha portato all’arresto «per partecipazione all’associazione terroristica dello Stato Islamico di un 23enne marocchino naturalizzato italiano, Halili Elmahdi». Secondo gli inquirenti, il ragazzo sarebbe stato protagonista di una campagna di radicalizzazione antioccidentale sul web. Ma non solo. «Stava studiando come preparare il camion per compiere un attentato, siamo intervenuti in tempo», spiega il questore di Torino, Francesco Messina, poco dopo l’operazione che ha riguardato anche alcuni cittadini italiani convertiti all’Islam con tredici diversi decreti di perquisizione scattati a Milano, Napoli, Modena, Bergamo e Reggio Emilia. «Si informava sull’utilizzo del coltello dove e in che modo colpire», continua il questore. «Era il momento di intervenire, non potevamo permetterci in questo periodo storico di aspettare che individuasse l’obiettivo da colpire». Al centro della polemica politica però c’è un episodio che ha generato la reazione stizzita del segretario della Lega: nel 2015 Halili era stato già condannato a due anni di reclusione, con sospensione condizionale della pena per «istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, avendo redatto e pubblicato sul web alcuni documenti di esaltazione dello Stato Islamico». Tra gli obiettivi del giovane marocchino, per gli investigatori, c’era quello di reclutare il maggior numero possibile di “lupi solitari”, pronti a colpire in qualsiasi momento. «Avevi promesso che non l’avresti fatto più e invece siamo di nuo- vo qui in questa situazione», avrebbe detto la sorella di Halili Elmahdi al momento dell’arresto.
«Terroristi islamici arrestati e scarcerati, gente che va, ammazza e ritorna», commenta Matteo Salvini che probabilmente pensa al Viminale come sua naturale destinazione. Il «rischio terrorismo è altissimo», rincara il leader del Carroccio. «Dopo gli arresti e la denuncia di Frontex sulla possibilità che ci siano infiltrati tra chi sbarca, chiediamo un intervento immediato, un controllo ferreo di tutti i nostri confini via mare e terra e la sospensione di qualsiasi ulteriore sbarco sulle nostre coste».
Ma Salvini non è l’unico a mettere in guardia dalla minaccia terroristica proveniente dagli sbarchi incontrollati. La giornata, infatti, si è aperta con un’intervista del ministro dell’Iterno Marco Minniti alla Stampa. Prima ancora che scattasse l’operazione a Torino - ma all’indomani di un’operazione analoga a Foggia - il titolare del Viminale disegnava un quadro allarmante per la sicurezza nazionale. «Nessuno ha mai detto che fosse finita. Il quadro della minaccia di Isis rimane radicalmente immutato. Anzi, la caduta di Raqqa e Mosul, se da una parte fa venir meno l’elemento “territoriale” del Califfato, dall’altro aumenta la pericolosità dell’altra componente, quella terroristica», dice al quotidiano piemontese il ministro. «Lo Stato islamico è stato capace di arruolare 25- 30 mila foreign fighters da circa 100 Paesi diversi. La più importante legione straniera che la storia moderna ricordi. Molti sono morti, ma i sopravvissuti stanno cercando rifugio altrove. Anche qui in Europa».
Sul fronte investigativo, invece, pesano le parole del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, convinto che nel periodo pasquale il rischio di possibili attentati sia più alto. «I nostri servizi sono attentissimi e in comunicazione costante, così come la procura nazionale, con le autorità giudiziarie e con gli omologhi degli altri paesi europei. Con un continuo scambio di notizie e informazioni», prova poi a rassicurare il magistrato. La paura, secondo De Raho, però, è controbilanciata da un dispiegamento imponente di forze dell’ordine «che ci fa stare, non dico totalmente tranquilli, ma che ci fa pensare che c’è una barriera molto forte da superare».