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Salvini denuncia l'inciucio «Un governo M5s- Pd? Lo chiedano agli italiani». Matteo Salvini, accerchiato in Parlamento per la vicenda “rubli”, osserva le mosse dell’alleato e lo sfida sul terreno del consenso.
Il capo della Lega sente ancora in poppa il vento delle Europee e mette in guardia i grillini: un’eventuale operazione di Palazzo col Partito democratico non avrebbe vita lunga.
Da Strasburgo a Roma, gli indizi di un possibile “tradimento” cominciano ad allarmare il quartier generale leghista. «Ci vogliono fregare. Si punta ad un governo tecnico», sospettano alcuni big della Lega. L’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, grazie ai voti di Pd e M5S, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
I grillini, dal canto loro, respingono ogni sospetto di intelligenza col nemico, rilanciando nel campo leghista l’accusa di scarsa affidabilità. «Dovete sapere che c’era un accordo. Ma questo la Lega non ve lo dirà mai», si legge sul Blog delle Stelle in merito al voto europeo.
«L’accordo era che anche i cosiddetti “sovranisti” lontani dai partiti tradizionali, la votassero, sapendo che la “sua” maggioranza non esisteva e in questo modo avremmo potuto condizionare ogni decisione futura in Europa», mettono nero su bianco i 5Stelle. Non solo: «Se la Lega vuole lamentarsi con qualcuno, lo facesse con i suoi alleati sovranisti, visto che Orban e Kacinsky l’hanno votata.
Mentre fanno finta di smarcarsi dalla von der Leyen, ora chiedono che venga nominato un leghista come vice della von der Leyen», puntualizzano i grillini, evidenziando l’atteggiamento ondivago del socio di maggioranza.
Il caso Russia Salvini non si scompone e si dice disposto a mettere una pietra sopra al caso europeo, «a meno che non siano quotidiani i “no”, gli insulti e gli attacchi che da qualche tempo sono ripresi. Spero che la smettano», dice il ministro dell’Interno, preoccupato soprattutto dalle possibili ripercussioni del “caso Russia”.
Le opposizioni continuano a chiedere che il capo del Viminale si presenti in Parlamento a chiarire la sua posizione, col sostegno di Luigi Di Maio e Giuseppe Conte, che a differenza di Salvini ha dato la disponibilità a riferire in Aula il 24 luglio.
Il leader del Carroccio non ha alcuna intenzione di presentarsi alla Camera per discutere di «fantasie» e mostra insofferenza per il pressing di Roberto Fico, che gli ha fatto recapitare una seconda lettera di sollecito per costringerlo a confrontarsi con i gruppi parlamentari, come richiesto dal Pd.
Ed è proprio su Fico che si concentrano le diffidenze leghiste. Ieri il presidente della Camera ha incontrato Nicola Zingaretti per fare il punto della situazione. L’attestato di stima del segretario nei confronti del leader grillino ortodosso non è passato inosservato. «Ringraziamo il presidente Fico che, non avendo ricevuto risposta dal governo, stamattina ha reiterato la richiesta affinché il ministro Salvini venga alla Camera a riferire su questo punto così delicato», dice il presidente della Regione Lazio, dando adito ai rumors sui possibili “abboccamenti” tra partiti formalmente rivali.
Interviene Renzi Lo scenario però non sembra così campato in aria se persino l’ex segretario dem, Matteo Renzi, da sempre ostile a un’intesa col M5S, si sente in dovere di intervenire su Facebook. «I giornali oggi rilanciano l’idea geniale di un accordo con i Cinque Stelle. Qualcuno dei nostri forse vorrebbe provarci davvero, chissà», scrive l’ex presidente del Consiglio.
«Poi pensi a Di Maio con i Gilet Gialli, a Di Battista contro Obama, a Sibilia e allo sbarco sulla Luna», ironizza Renzi. «E se ancora non ti basta e provi a far finta di nulla, arriva Toninelli al Question Time e ti ricorda che lui fa il Ministro della Repubblica. E niente: a quel punto anche i più favorevoli sono costretti a mollare. L’idea di un’alleanza con i 5 Stelle per me non è un colpo di genio, ma un colpo di sole».