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«Appoggio totale». Sì, proprio così. Sono queste le parole che usa Matteo Renzi. Nessuna sterzata, nessuna tentazione di smarcarsi. Il leader di Italia Viva conferma il sostegno al governo. È questa la premessa da cui si muove la prima assemblea di Italia Viva. Cinecittà, studio 10, Federico Fellini e scenografie di antica Roma in cartapesta. La giovane “creaturà renziana”, che non riesce al momento a tirare su l’asticella del consenso dal 4-5%, nell’orizzonte di legislatura del 2023 immagina il suo percorso di crescita. La sfida per raggiungere il risultato a due cifre. E allora ok al governo Conte, va bene «il Maalox» - dice Renzi - permandare giù l’alleanza con i grillini, va bene l’appoggio totale ma continuando a distinguersi. Prendi Conte. «Sì a stabilità ma no a immobilismo e rinvii», sprona Renzi. La «nostra missione è quella di far diventare questo governo un buon governo», dice riferendosi al titolo dell’assemblea, “Buongoverno vs populismo”. Ma, puntualizza, «se qualcuno vuole trasformare Conte nel punto di riferimento del progressismo, faccia pure. Noi abbiamo rispetto del presidente Conte, ma il rispetto non lo trasforma nel leader dei progressisti del mondo. Non può esserlo chi ha firmato i decreti Salvini». Prima stoccata a Nicola Zingaretti. E non è l’unica distinzione dal Pd perché Renzi si tiene mani libere rispetto al progetto dem di un nuovo campo progressista. Anche se il leader di Iv non parla di “campo” ma proprio di “partito unico” Pd-M5S-Leu e si chiama fuori. «Se qualcuno immagina che Italia viva faccia un partito con Pd, M5S e Leu, diciamo in bocca al lupo, buon lavoro e buona vita ma noi saremo dall’altra parte». Renzi non specifica “quale parte”. Una “terza via” se andasse in porto il nuovo campo progressista di Nicola Zingaretti con i 5 Stelle? Per il presente resta il no di Italia viva a immaginare un futuro con i grillini oltre l’attuale esperienza di governo. Una distinzione dai 5 Stelle che Renzi marca sui temi dell’agenda di governo. «Noi non siamo tasse e manette», scandisce Renzi. Prendi il dossier Autostrade: «Io sono perché Autostrade paghi, paghi davvero ma senza cedere al populismo. Fare una legge che, siccome è accaduto il fatto di Genova, si tolgono le concessioni, provoca la fuga degli investitori. Chi sbaglia paghi ma non si facciano norme populiste». E quindi la giustizia e la prescrizione. «Dicono che Renzi vuole fare come FI, ma se devo scegliere tra chi dice “mai prescrizione”, chi dice che “non è uno scandalo che ci sia qualche innocente in carcere” e chi ha una cultura garantista, io sto con chi ha una cultura garantista, noi non siamo per la cultura delle manette». Quindi chiede di sostenere il “lodo Annibali” che «è l’uovo di Colombo: si voti nel Milleproroghe la sospensione degli effetti della norma Bonafede. Noi crediamo nella buona fede del governo - scherza Renzi – e che ci sia una proposta per semplificare il processo penale. Se è così rinviamo di un anno col Milleproroghe la legge Bonafede sulla prescrizione».