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I congressi di circolo del Partito democratico si chiudono con un esito in linea con le previsioni: il segretario uscente ed ex premier Matteo Renzi vince il confronto con Andrea Orlando e Michele Emiliano. Ma neppure oggi si è arrivati a percentuali riconosciute unanimemente dai tre candidati delle primarie dem. Secondo la versione diffusa dal Nazareno Renzi si attesterebbe al 68% dei voti e Orlando al 25%, mentre Emiliano pur con il suo modesto 6% accederebbe in ogni caso al secondo round del 30 aprile. In totale, sempre secondo la versione istituzionale, si sarebbero espressi 207.043 iscritti, circa il 60% degli aventi diritto, un'affluenza maggiore rispetto a quella registrata nelle precedenti consultazioni dei circoli. La forbice rispetto ai numeri diffusi invece dal Comitato Orlando non è amplissima ma comunque significativa: «Secondo i nostri dati tuttora in fase di rilevamento circolo per circolo, relativi a 4.258 congressi in cui hanno votato circa 175.000 iscritti, le percentuali sono Orlando 27,7%, Renzi 64,1%, Emiliano 8,2%», si legge in un comunicato dell'organizzazione che sostiene la candidatura del guardasigilli, in cui si aggiunge che «per quanto riguarda la ridda di cifre e percentuali che leggiamo in queste ore, ci riserviamo di fare un bilancio definitivo solo quando ci saranno dati certificati dalle Commissioni provinciali». In attesa di capire se si arriverà a cifre riconosciute come indiscutibili da tutti e tre i competitor, si registrano i loro commenti. «Sono numeri impressionanti, viva la democrazia e grazie a tutti. Adesso al lavoro, tutti insieme!», ha commentato a caldo su twitter l'ex premier. Orlando non ha voluto alimentare polemiche accettando l'esito del voto: «Noi siamo partiti gli ultimi giorni, con una rete non strutturata, con il 90% dell'assemblea che sosteneva Renzi, una parte importante di quelli che stavano con Cuperlo che sono passati a Renzi, cosi come quasi tutti i governatori». Il ministro della Giustizia ha quindi aggiunto: «E' stato un vero miracolo mettere insieme quasi un terzo degli iscritti al Partito democratico, oggi abbiamo una base per la battaglia del 30 aprile, con la quale si potrà determinare una svolta politica, partendo da una domanda molto semplice: al di là delle letture consolatorie, il Pd cosi com'è serve al Paese? Noi crediamo di no e crediamo che gran parte del popolo del centrosinistra la pensi come noi. Quindi confidiamo in quel passaggio e in un risultato conseguente». In una giornata per lui resa difficile dall'udienza davanti alla sezione disciplinare del Csm, anche Emiliano ha trovato una chiave alternativa a quella di Renzi: «Da oggi oltre l'8% del Pd è mobilitato per cambiare il partito e l'Italia: sino ad appena due giorni fa, tutti gli osservatori ci davano al 2%, poi si sono aperte le urne ed e venuto fuori un risultato importante, inaspettato. La nostra area, Fronte democratico, ha 20.000 militanti veri, con nome e cognome, che avevano gia la tessera in mano. Abbiamo creato, dal nulla, il fronte dell'area Pd non renziana, non legata al passato», ha aggiunto Emiliano, «e capace di creare le basi del Pd del futuro. Il risultato di oggi ci dice che il 30 aprile, votando alle primarie, tutto può succedere».