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Mdp definisce il nuovo sistema che porta il nome del capogruppo Pd alla Camera un «orgasmo per il trasformismo» ( copyright Pierluigi Bersani) che contribuirà a creare un Parlamento di nominati ed è pronta ad alzare barricate in Aula. E il mite Giuliano Pisapia si mostra insofferente nei confronti di «una proposta peggiorativa del Rosatellum, che prevedeva il 50 per cento di candidati scelti dai cittadini».
Ma Orlando non si rassegna. «Mi è parso che Pisapia si sia arreso», sostiene il ministro, riferendosi alla recente svolta antirenziana del leader di Campo progressista. «Il popolo di centrosinistra non capisce perchè si sta andando divisi. Ma mi auguro di aver capito male la scelta si Pisapia».
Il Guardasigilli è convinto che la battaglia per unire il centrosinistra possa essere combattuta solo all’interno del Pd. E la proposta di riforma elettorale può essere un buon punto di partenza. «Si sta promuovendo una legge con una coalizione», insiste. «Non mi sento soddisfatto, spero in un aumento della quota maggioritaria. Ma meglio della legge attuale è meglio quasi tutto», sottolinea il ministro, che continua a sognare un centrosinistra che comprenda anche Mdp.
Il problema, però, sono i confini di questa ipotetica coalizione che, per il capo della minoranza potrebbero arrivare fino ad Alfano e Calenda, ipotesi trattata alla stregua di una sciagura da D’Alema e dall’ex sindaco arancione che ribatte a distanza al ministro. «È da tempo che invito il Partito Democratico a guardare a sinistra e non al centrodestra», scrive su Facebook Pisapia. «Ribadisco ancora una volta che anche per me gli avversari sono le destre e i populisti. Per questo il Pd dovrebbe mandare segnali chiari e inequivocabili al Paese e alla sinistra». E l’accordo sulla legge elettorale tra Pd e Forza Italia potrebbe essere equivocato. Ne è convinto lo scissionista D’Attorre, secondo cui il patto tra Renzi e Berlusconi ha «prodotto un “imbrogliellum” che aumenta la soglia dei parlamentari nominati dal 60 al 67 per cento, con coalizioni farlocche. Insomma, un meccanismo truffaldino». Ma cosa prevede realmente il Rosatellum bis? La nuova proposta elettorale è così concepita: il 64 per cento dei seggi verranno assegnati con metodo proporzionale e il 36 attraverso collegi uninominali; soglia di sbarramento al 3 per cento per i singoli partiti e al 10 per le coalizioni; massimo quattro nomi nei listini del proporzionale e niente voto disgiunto. Spiega la relazione tecnica che accompagna il testo: «La proposta di testo base delinea un sistema elettorale misto, in cui l’assegnazione di 231 seggi alla Camera e 102 seggi al Senato è effettuata in collegi uninominali con formula maggioritaria, in cui vince il candidato più votato, mentre l’assegnazione dei restanti seggi avviene con metodo proporzionale, nell’ambito di collegi plurinominali».
Il Pd rivendica la «giusta mediazione» tra le diverse posizioni e avverte: «Se ci dovessero essere nuovi incidenti in Aula sarebbe il fallimento della possibilità di fare una nuova legge elettorale», dice il relatore Emanuele Fiano. Ma per sabotare la legge elettorale, Mdp ha un altro dardo al proprio arco: minacciare il ritiro della fiducia sulla legge di Bilancio. A suonare la carica è stato Massimo D’Alema, che dal palco della festa nazionale di Sinistra italiana ha tuonato: «Se si pensa a fare una porcheria ai nostri danni, una legge pastrocchio con la Lega, siamo pronti a non votare la fiducia. Non è possibile subire di tutto e reggere il moccolo al governo», ha dichiarato l’ex premier, facendo andare su tutte le furie Andrea Orlando che liquida la minaccia come «un’involuzione politica» di D’Alema.
Ma per trasformare in legge il Rosatellum bis, il Pd non dovrà superare solo lo scoglio Mdp. Il Movimento 5 Stelle è sul piede di guerra. Per il quasi candidato premier Luigi Di Maio «Pd e FI stanno facendo una legge elettorale per arginare il nostro Movimento», dice, consapevole che il cammino della riforma rimane comunque il salata. Il rischio imboscate e franchi tiratori è dietro l’angolo.