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«Ci siamo in tutto a partire da Mps. Auguri di buon lavoro». Così Berlusconi in occasione del rinfresco al Quirinale per gli auguri alle alte cariche dello Stato, si è rivolto a Gentiloni. Un appoggio che sembra una “blindatura” del governo.
«Il 2017 dovrà essere un anno di grande responsabilità». Il Capo dello Stato stoppa il tentativo di Matteo Renzi di elezioni a breve: la commissione Affari costituzionali della Camera con in prima fila il capogruppo del Pd Emanuele Fiano ( Areadem di Dario Franceschini), con il quale si trovano d’accordo sia Forza Italia che i Cinque Stelle, rinvia il tavolo sulla legge elettorale a dopo la sentenza della Consulta; Silvio Berlusconi, che si vedeva stretto nella morsa dei due Matteo ( Renzi e Salvini) per ripristinare subito il Mattarellum, si ritrova ancora una volta al centro della scena politica, come ago della bilancia che potrebbe anche aiutare in situazioni clou il governo Gentiloni.
E’ il succo di una giornata politica che ha visto rapidamente, almeno al momento, tramontare la possibilità a breve di andare al Mattarellum, proposta che Renzi aveva lanciato per tenere unito il Pd e andare presto alle elezioni con il maggioritario ragione sociale della sua leadership. E invece dietro front. Durante la cerimonia degli auguri natalizi con le alte cariche dello Stato al Quirinale, alta si leva la voce di Mattarella contro le elezioni anticipate e contro i tentativi di Renzi di ripartire dal 41 per cento di sì. Almeno così suonano le parole del Capo dello Stato: «Dalla grande affluenza al recente referendum è emersa una domanda dei nostri concittadini di maggior partecipazione non episodica ma costante; e autentica, libera che non va strumentalizzata né manipolata». Il referendum, sottolinea Mattarella riferendosi alla vittoria del No, «ci riconsegna la nostra Costituzione, dobbiamo amarla e rispettarla».
E sulla durata del governo Gentiloni il Presidente sottolinea che deve essere «un governo nella pienezza della sue funzioni», perché “bisogna armonizzare le eleggi elettorali per Camera e Senato». E ci vorrà del lavoro da fare perché Mattarellla vuole «leggi operative, affinché non vi siano margini di incertezza nelle regole che presidiano il momento fondamentale della nostra democrazia». Insomma, sembra avvertire che questa è un’Italia tripolare e prima di riandare a votare occorre fare regole chiare.
E, sottolinea, «con un consenso auspicabilmente più ampio di quello della maggioranza esistente». Insomma, parole che suonano come la necessità di coinvolgere il maggior partito dell’opposizione responsabile, cioè Forza Italia. Non solo, Mattarella ricorda tutta l’agenda dell’esecutivo Gentiloni e dice: «Il governo ha molti impegni e se ne faccia carico: dalla ricostruzione post terremoto alle scadenze internazionali ( elenca anche il G7 di Taormina a fine maggio che renderebbe complicato votare a giugno ndr); dalla sicurezza al risparmio, all’occupazione». Intanto sullo stop della Commissione Affari costituzionali a tavoli sulla legge elettorale prima della Consulta, sembra aver avuto un suo peso la potente corrente nel Pd di Franceschini. Berlusconi, che vuole il proporzionale con una formula che garantisca rappresentanza e governabilità in un Paese tripolare ( come ha ribadito il responsabile della conferenza dei coordinatori regionali azzurri Sestino Giacomoni) si rimette al centro e durante il rinfresco al Quirinale stringe la mano a Gentiloni e gli dice: «Noi a cominciare da Mps ci siamo. Sono affezionato a questa banca, che mi dava i mutui quando facevo il costruttore».
Chi conosce il modo di ragionare del Cav ricorda che lui quando è sotto attacco, come adesso alle prese con una doppia scalata quella di Salvini e quella più grave per lui di Vivendi su Mediaset, diventa «imprevedibile e pericoloso per l’avversario perché la sua norma è ragionare dall’esterno vedendo se stesso al di fuori del problema». Quindi, già prevedono dentro FI, «ora Berlusconi bypasserà Renzi e Salvini cercando altri interlocutori da Gentiloni alle correnti più potenti del Pd: Franceschini e l’area dei Giovani Turchi che fa capo al ministro Orlando». Ma per Berlusconi, che ha sondaggi dove FI è al 14 per cento e la Lega 2 punti sotto, dicono i suoi, «l’unica persona di cui fidarsi è Mattarella». Non a caso il Cav usa le stesse parole: «Legge elettorale condivisa dalla più ampia maggioranza possibile». E soprattutto, dopo non aver salutato Napolitano, così commenta Mattarella: «E’ giusto non votare subito. E il Mattarellum non funziona più».