PHOTO
Vladimir Putin, presidente della Russia
È un segnale forte, che sancisce una scelta di chiaro sostegno a Kiev e di altrettanto chiara distanza da Mosca. Tanto che Putin ha reagito con parole di fuoco riferite in particolare a Macron, un «Napoleone» che «dimentica com’è finita in passato».
Al Volodymyr Zelensky non è sfuggita l’importanza della direzione scelta dall’Unione, sotto la spinta di Parigi e di Ursula von der Leyen. D’altra parte il presidente ucraino sa di dover tenere aperta anche la linea con Washington. Ed è già stato fissato per martedì prossimo a Riad il nuovo vertice tra il leader di Kiev e gli Stati uniti. Ma ieri Zelensky, arrivato a Bruxelles anche un po’ a sorpresa, ha avuto innanzitutto parole di «ringraziamento» per «tutti i leader europei, per il forte segnale di supporto, non siamo soli».
Nella capitale belga i leader europei hanno tenuto fin dalla mattina colloqui, definiti di emergenza, per concordare un massiccio aumento della spesa per la difesa, nel tentativo di rafforzare il sostegno all’Ucraina dopo che Donald Trump ha interrotto gli aiuti militari statunitensi e la condivisione dell’intelligence con Kiev. La presidente della Commissione Ue von der Leyen ha presentato ai leader il piano da 800 miliardi di euro per aumentare le spese della difesa dei Paesi membri.
E ha chiarito che «tutto ciò è necessario perché quello che si sta vivendo è un momento di svolta per l’Europa» e anche per l’Ucraina. Anche la Bce, con un ragionamento che intreccia politiche economiche e riarmo, sostiene il piano della Commissione, prevedendo che l’impennata delle spese militari farà incrementare il Pil della zona euro.
I capi del Vecchio Continente sembrano aver dato una dimostrazione di unità come testimoniano le dichiarazioni, tra le altre, del primo ministro danese, Mette Frederiksen, uno dei politici più convinti della svolta: «Spendete, spendete, spendete per la difesa e per la nostra deterrenza. Questo è il messaggio più importante, e allo stesso tempo, naturalmente, continuare a sostenere l’Ucraina perché vogliamo la pace in Europa». A mettere i bastoni tra le ruote del piano von der Leyen il solito primo ministro ungherese, Viktor Orbán, che ha minacciato di porre il veto al testo dell’UE.
Il vertice straordinario è stato convocato la scorsa settimana, dopo che Trump ha dato corso sua diplomazia diretta con il presidente russo, una direzione che è stata rappresentata plasticamente dall’incontro con Zelensky nello Studio Ovale nel quale si e assistito al ribaltamento della politica degli Usa nei confronti di Kiev inaugurando un vero e proprio clima di ostilità reciproca.
Nell’ultima bozza delle conclusioni del documento europeo si legge che «L’Europa deve diventare più sovrana, più responsabile della propria difesa e meglio attrezzata per agire e affrontare autonomamente le sfide e le minacce immediate e future».
L’Ue quindi «accelererà la mobilitazione degli strumenti e dei finanziamenti necessari» per «rafforzare la sua prontezza generale alla difesa e ridurre le sue dipendenze strategiche». Scendendo piu in profondità, il piano comprende un programma di prestiti da 150 miliardi di euro, garantito da fondi inutilizzati nel bilancio, nonché una maggiore flessibilità che potrebbe sbloccare 650 miliardi di euro di nuove spese. I singoli stati dovranno mettere in campo delle politiche economiche e anche delle modifiche costituzionali. Il caso piu eclatante e quello della Germania dove i probabili prossimi partner della coalizione di governo, la CDU- CSU e l’SPD, hanno concordato di allentare il «freno all’indebitamento» del paese per consentire rorio un aumento della spesa per la difesa.
Intanto Vladimir Putin, forte del sostegno degli Usa di Trump, nel corso di un incontro con i dipendenti e i beneficiari della fondazione “Difensori della Patria” lancia nuove bordate agli europei, precisando che la Russia «non lascerà non rinuncerà mai a ciò che è suo» e che l’Europa ha commesso l’imperdonabile errore di «sottovalutarci». Fino alla ricordata battuta su chi «vuole tornare ai tempi di Napoleone, dimenticando come è finita». Concetto “aggravato”, se possibile, dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, che ha paragonato il presidente francese a «Napoleone e Hitler», e ha aggiunto: «Almeno loro affermavano apertamente di voler conquistare e sconfiggere la Russia».