Leopolda, Renzi agli alleati: «Garantisco pari dignità»
Dal segretario Pd solo un accenno, ma significativo, alla coalizione, nel discorso che ha concluso la convention di Firenze. La famiglia al centro del programma: «Un Paese che non fa figli non ha futuro»
PHOTO Il segretario del Pd Matteo Renzi parla sul palco della Leopolda, Firenze, 26 Novembre 2017. ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI
Gli avversari sono noti, gli alleati quasi, il terreno di gioco è diviso tra quello tradizionale e il web. Dalla ottava edizione della Leopolda Matteo Renzi lancia i primi temi della campagna elettorale che, settimana in più o in meno, porterà alle elezioni in primavera e scalda i suoi: «Dopo tutto quello che ci hanno fatto nell'ultimo anno, siamo ancora qui e abbiamo voglia di lottare». Non ci sono annunci particolari sulle alleanze, e il messaggio anzi è di nuovo di apertura: «Pari dignità» è quanto promette il segretario a chi sceglierà di allearsi con il suo partito. E a chi non si vuole alleare, Renzi guarderà «senza rancore».
«BERLUSCONI-DI MAIO? IN GARA PER IL SECONDO POSTO…»
Il leader del Pd non si ferma a mettere in fila le incognite, e in effetti se si misura il tempo dedicato, nel suo discorso a Firenze, al perimetro della coalizione che dovrebbe accompagnarlo, si tratta davvero di pochi minuti. Al dossier d’altronde ha delegato Piero Fassino «che è bravissimo». Quel che gli preme è posizionare i dem nella giusta collocazione dal punto dei vista dei contenuti e del ruolo. Innanzitutto il confronto sarà a tre: Pd, centrodestra e M5s. Nelle parole del segretario la sinistra sfuma quasi a svanire, anche se poco prima Teresa Bellanova, combattiva viceministro dello Sviluppo, aveva attaccato chi divide il sindacato e il centrosinistra definendolo «alleato dei populismi», guadagnandosi una delle più lunghe standing ovation della Leopolda8. Il vero nemico, sembra dire Renzi, sono i due big che si contendono i consensi: Luigi Di Maio e il tridente Berlusconi-Salvini-Meloni. Ma per l'ex rottamatore la vera lepre da rincorrere sarà il Pd che, sondaggi alla mano, si gioca la palma di primo partito nel prossimo Parlamento e, in coalizione, è indiscutibilmente destinato al primo posto. «Noi nei collegi metteremo i candidati migliori, nella partita metteremo le idee migliori. Ci sarà un grande testa e testa fra Di Maio e Berlusconi per decidere chi sarà ad arrivare secondo e terzo nelle prossime elezioni. Non so chi scegliere», punge il segretario dem. E ancora: «Noi facciamo crescere i posti di lavoro, Berlusconi ha fatto crescere lo spread, Di Maio fa crescere i follone». Poi galvanizza i suoi e spiega che «dobbiamo smettere di dividerci e litigare, dobbiamo essere orgogliosi».
GLI 80 EURO ANCHE ALLE FAMIGLIE
Il passato, nel bene e nel male, nei mille giorni di governo e nella sconfitta al referendum, è passato. Ora «guardiamo al futuro», riempiendolo di contenuti e sapendo che un partito di centrosinistra deve avere «come ragione sociale l'umanità». Dunque un nuovo sostegno alle famiglie, un quoziente familiare all'italiana che oltre al bonus bebè assegni «80 euro anche alle famiglie con figli: se non si fanno più figli, un Paese non ha un futuro, e il compito della politica oggi è questo qua: immaginare un futuro non astratto e teorico, ma concreto». E ancora, il servizio civile obbligatorio per tutti i ragazzi e le ragazze, bonus a chi ha bisogno di una badante. Ma per finanziare le nuove politiche serve un'Europa nuova, come la intende Macron, un'Europa che non ha paura di prendere decisioni e quindi si affida a una monetina come per la sede dell’Agenzia del farmaco, che ipotizzi un ritorno ai parametri di Maastricht e punti sulla crescita.
Ma un tema centrale per Renzi resta quello del terreno di gioco: non c'è più solo quello tradizionale delle piazze e dei media, da tempo il web è centrale ma la tecnica delle fake news, come già in altri Paesi prima dell'Italia, è diventata cruciale. «Cari amici dell'opposizione, vi abbiamo sgamato», dice il segretario dem, che annuncia una relazione ogni due settimane con tutte «le schifezze» trovare sulla rete e dirette a «infangare il Pd». Tra i principali imputati la Lega e il M5s, visto che alcune pagine unofficial legate ai due partiti postano da tempo video e foto virali che attaccano esponenti Pd con notizie false.Ora resta da varare la manovra, il biotestamento, forse fare un tentativo con poche possibilità di successo sullo ius soli e da gennaio si guarda alle elezioni. «Noi ci siamo», assicura Renzi.