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Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia
«Il ddl è nelle mani del Parlamento. Ma come ministro, guardo all’avvocato in Costituzione con particolare favore. È un testo che consentirebbe il pieno riconoscimento della funzione sociale prima che giuridica dell’avvocato». Sono le parole con cui ieri il guardasigilli Alfonso Bonafede ha invitato le Camere, e in particolare Palazzo Madama, a esaminare la legge costituzionale che sancisce l’imprescindibilità e l’indipendenza del difensore. Bonafede è intervenuto nella commissione Giustizia di Montecitorio, dove ha presentato le linee programmatiche del suo dicastero. Si è soffermato sul «leale confronto» con l’avvocatura e sui diversi provvedimenti che la riguardano.
Passaggi accolti con soddisfazione dal presidente del Cnf Andrea Mascherin. Che ha ribadito la disponibilità a offrire un «contributo» sulle riforme ma ha anche evocato «interventi correttivi» su «temi sensibili quali ad esempio quello della prescrizione».
Nel suo discorso ai deputati il ministro della Giustizia si è soffermato su misure allo studio come quelle che riguardano «l’equo compenso», ma anche sugli inasprimenti nella «lotta a corruzione ed evasione» ( a cominciare dall’innalzamento a 8 anni delle pene per chi non paga le tasse) che più rendono complesso il suo rapporto con gli avvocati.
Un ancoraggio. È l’idea che Alfonso Bonafede sembra offrire dell’avvocatura. «Fin dall’inizio del mio primo mandato ho tenuto a instaurare un proficuo e leale rapporto con la classe forense, coinvolta sui diversi progetti di riforma», ricorda il guardasigilli alla commissione Giustizia di Montecitorio, dove ieri mattina si presenta per esporre le sue “linee programmatiche”. Un riferimento che Bonafede traduce in «diversi progetti normativi sui quali la collaborazione proseguirà anche nel 2020» : cita tra l’altro il «tavolo ministeriale» e il «monitoraggio» sull’equo compenso.
E non manca, il ministro, di ricordare il suo «particolare favore al ddl che riconosce il ruolo costituzionale dell’avvocato: il testo è nelle mani del Parlamento, di certo consentirebbe il pieno riconoscimento della funzione sociale prima che giuridica del difensore». Un’attenzione di cui Andrea Mascherin dà atto al guardasigilli: il presidente del Cnf esprime «soddisfazione» per «l’impegno» ribadito da Bonafede «su contenuti che sono fondamentali per l’avvocatura». Ma non manca, Mascherin, di invocare un «monitoraggio sugli effetti delle riforme del processo», in vista di possibili «interventi correttivi» e per «valutare la soluzione migliore su temi notoriamente sensibili quale ad esempio quello della prescrizione».
Il vertice dell’istituzione forense ricorda pure la necessità che «il tema dell’esecuzione penale» sia affrontato «secondo la prospettiva dettata dalla nostra Costituzione». E a proposito di intercettazioni, sollecita una norma che escluda «ogni ascolto nei colloqui tra avvocato e assistito».
Nello scambio c’è in fondo tutta la complessa dialettica tra il guardasigilli e gli avvocati. Dialogo che si complica fatalmente in campo penale, lì dove via Arenula entra più spesso in conflitto con convinzioni ormai acquisite dalla giurisdizione e dalla dottrina. Eppure il responsabile della Giustizia appare, anche nel suo intervento di ieri, proteso verso la difficile ricerca di un equilibrio tra irrigidimenti e garanzie. E pare consapevole che in un simile sforzo nessuno più dell’avvocatura può dargli consigli.
A proposito di irrigidimenti, Bonafede dice di dare «priorità alla lotta a corruzione e evasione». Annuncia l’innalzamento «a 8 anni delle pene per i grandi evasori» all’interno del decreto fiscale. Punta a restituire ai cittadini «fiducia nella giustizia», innanzitutto con una riforma che «acceleri i tempi dei processi». Sui ddl relativi al «penale e al civile» il confronto con la maggioranza, assicura, «darà i suoi frutti».
Certo i dati sull’arretrato penale continuano a «preoccupare», con una più incoraggiante flessione del contenzioso civile, ridotto dell’ 1 nel primo trimestre 2019. Sul carcere si limita a rilanciare «gli investimenti nell’edilizia», e a lasciare al Parlamento le valutazioni «sull’ergastolo ostativo» dopo la sentenza Cedu. Un segnale arriva anche sulle intercettazioni, con «la tutela della privacy» posta quanto meno sullo stesso piano delle «esigenze investigative» e del «diritto dei cittadini a essere informati».
Rispetto ai temi cari all’avvocatura, il guardasigilli si sofferma sul tavolo per l’equo compenso, che dovrà definire «soglie minime invalicabili nella retribuzione del libero professionista». Ricorda di aver promosso «in base alle indicazioni» dell’avvocatura «il ddl sul patrocinio a spese dello Stato», e di essere partito dal confronto con il Cnf su «specializzazioni e accesso alla professione».
Fino a al «ddl sull’avvocato in Costituzione» sul quale, nel rimettersi al Parlamento, esprime il suo «particolare favore». A tale «impegno» su temi per i quali «il Cnf lavora da tempo in collaborazione col ministro», Mascherin chiede di affiancare un ulteriore «dialogo e confronto sulle riforme del processo civile e penale», senza escludere appunto una «probabilmente necessaria fase di monitoraggio, per un tempo ragionevole, sui loro effetti» e «interventi correttivi». Riguardo alle intercettazioni, Mascherin condivide «la necessità di tutelare la privacy e la dignità delle persone».
In generale assicura che il Cnf «continuerà a lavorare lealmente anche con l’attuale governo e con tutto l’arco parlamentare, non facendo mai mancare il proprio contributo di proposte e di analisi». Disponibilità tanto più significativa in una fase in cui la tensione politica tra garanzie e rigidità in campo penale è destinata ad acuirsi.