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Sembra fatta: opo un tour de force notturno a Palazzo Chigi, l’accordo sulla regolarizzazione dei migranti che lavorano nei campi e come badanti e colf era dato per fatto. Tanto è verto che il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione dei partiti di maggioranza riunuti fino all’una e mezza di notte stavano mettendo tutto nero su bianco nel “Decreto Rilancio”. Ma proprio mentre filtrano indiscrezioni sull'accordo, una nota dei Cinque stelle sembra rimettere tutto in discussione. Il partito di Vito Crimi dice 'no' ad una "sanatoria indiscriminata". "Non riteniamo questa una soluzione che possa rispondere alle reali esigenze delle nostre aziende del settore agroalimentare. Confermiamo il nostro principio di partenza: il permesso di soggiorno deve essere legato ad un contratto di lavoro, non viceversa", si legge in una nota. Per i M5s, inoltre, resta "confermato il fermo 'no' rispetto a qualunque ipotesi di sanatoria sui reati commessi. Non possiamo immaginare che possa farla franca chi si e' macchiato di caporalato, di sfruttamento delle persone" Secondo fonti dem e Italia Viva nel corso della notte si era messa nero su bianco un'intesa che avrebbe consentito di riconoscere un permesso di soggiorno di sei mesi a circa 500mila migranti, tra braccianti, raccoglitori e lavoratori domestici. Oltre al permesso finalizzato alla ricerca del lavoro, con la verifica dell'Ispettorato del lavoro, sarebbe stata riconosciuta al datore di lavoro la possibilità di far emergere lavoro nero, godendo in questo modo di uno scudo penale e amministrativo. I lavoratori avrebbero ottenuto un permesso di soggiorno della durata del contratto riconosciuto. Ma di tutto questo, a quanto pare, rimarrà ben poco.