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Dopo la disfatta di Micari in Sicilia, Mdp - che pure non ha brillato sull’isola con Fava - avverte il peso di un maggiore potere contrattuale nel rapporto col Pd e prova ad alzare la posta. E ora che il progetto politico degli scissionisti ha individuato un frontman nella seconda carica dello Stato, Bersani e compagni non hanno intenzione di fare marcia indietro. Il tempo degli indugi, aspettando Pisapia, è finito. Adesso Mdp marcia spedita verso la costruzione di un nuovo soggetto unitario - insieme a Sinistra italiana, Possibile e parte del mondo che si radunò al Brancaccio - autonomo dal Pd. E se l’ex sindaco di Milano prova a costruire un movimento dialogante insieme a Emma Bonino e Laura Boldrini, i dalemiani hanno già fissato le tappe per la formalizzazione della nuova lista elettorale. «Ci impegniamo a costruire una lista comune alle prossime elezioni politiche: una lista che appartenga a tutte e tutti quelli che vorranno partecipare, insieme e nessuno escluso, e che si riconoscano nelle proposte e valori del nostro programma», si legge sul documento illustrato da Guglielmo Epifani e approvato ieri ieri in direzione.
Si parte il 19 novembre con l’assemblea nazionale demoprogressista che darà il via alla nuova fase costituente ( lo stesso giorno si riunisce la direzione di Sinistra italiana). Il 26 novembre toccherà ai militanti dei tre partiti fondatori - iscritti su un apposito albo dei soggetti aderenti - esprimersi sui territori per votare i delegati ( circa mille persone) che il 2 dicembre si riuniranno nella prima assemblea nazionale della nuova lista politica. E sarà in quell’occasione che, con tutta probabilità, Pietro Grasso verrà incoronato ufficialmente leader. «Il cambiamento e l’alternativa rispetto alle politiche degli ultimi anni sono la cifra fondamentale di questo progetto, il cui obiettivo è dare sostanza ai valori di eguaglianza, inclusione, giustizia sociale» , recita ancora il documento approvato in direzione. E se non fosse abbastanza chiaro il concetto, ci pensa Massimo D’Alema a spazzare dal tavolo ogni ambiguità. «Noi abbiamo abbandonato il Pd perchè non eravamo d’accordo con le sue scelte politiche. E non abbiamo cambiato idea», dice il leader Massimo prima di entrare in assemblea. «Io uso le parole di Pisapia, due punti e virgolette, la ricostruzione del centrosinistra richiede una discontinuità di leadership e di contenuti. E io sono d’accordo con lui», ironizza l’ex premier.
E fuori da Mdp anche Sinistra italiana ha dato via al percorso unitario. «Insieme alle altre forze politiche della sinistra e ai promotori del percorso per un’alleanza popolare per la democrazia e l’eguaglianza abbiamo lavorato ad un testo base, da tutti pienamente condiviso», dice Nicola Fratoianni, presentando il documento unitario. L’obiettivo? «Presentare alle prossime elezioni un’unica lista di sinistra autonoma e alternativa rispetto agli altri poli e con un programma e un progetto chiaro che ponga al centro la lotta alle diseguaglianze e la costruzione di una società differente in cui si rispetti la dignità delle persone e il pianeta in cui viviamo», spiega il leader di Si.
La cosa rossa prende dunque forma nel giorno del centenario della rivoluzione d’ottobre. L’assalto al 3 per cento dovrebbe essere un gioco da ragazzi.