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Chi si prende la Sicilia poi si prende l’Italia, si diceva fino a poco tempo fa, quando il voto degli italiani era meno volatile e l’isola si trasformava nel laboratorio privilegiato per sperimentare nuove alleanze e leadership possibili. Ma se quella convinzione trovasse un briciolo di fondamento anche oggi, per il Movimento 5 Stelle e per Luigi Di Maio non sarebbe un buon giorno. I grillini, infatti, perdono terreno un po’ ovunque in Sicilia, soprattutto nei Comuni dove fino a ieri erano maggioranza: Gela e Bagheria si trasformano così nel simbolo della disfatta pentastellata. E dopo cinque anni di amministrazione M5S, i candidati del partito guidato da Di Maio non vanno oltre rispettivamente il quarto ( col 15 per cento) e il terzo ( 11 per cento) piazzamento. «A Gela e Bagheria i sindaci non erano più nel M5S e rispettivamente da 4 e da 2 anni, quindi non è assolutamente vero che abbiamo perso due Comuni. Già era intervenuto il M5S attraverso espulsioni e sospensioni», precisano i grillini siculi in una nota, allontanando dal Movimento la responsabilità della sconfitta.
Come nella migliore tradizione della Prima Repubblica, infatti, sembra che in Sicilia non abbia perso nessuno. «Le elezioni amministrative hanno ancora una volta dimostrato la solidità del M5S», dichiara il capo politico grillino, ostentando serenità. «Quando si gioca ad armi pari e anche gli altri corrono con una sola lista mostriamo tutta la nostra solidità», spiega Di Maio, soddisfatto per essere arrivato davanti alla Lega, quasi ovunque, in una regione dove fino a pochissimi anni f fa il Carroccio non si sarebbe neanche presentato. «Ma la grande soddisfazione è essere arrivati al ballottaggio nell’unico capoluogo di provincia che va al voto: Caltanissetta», aggiunge il vice premier M5S, valorizzando una delle poche positive della giornata: il secondo posto di Caltanissetta, dietro al candidato del centro destra, non lontano dal 40 per cento anche senza la Lega in coalizione. «Senza contare anche il ballottaggio nel Comune di Matteo Messina Denaro, Castelvetrano, a dimostrazione dei nostri anticorpi e della coerenza sempre mostrata sulla legalità e la lotta alla mafia», puntualizza Di Maio. Nel paesino siciliano i 5Stelle se la vedranno ancora una volta col centro destra al ballottaggio, arrivato primo senza il Carroccio e Fratelli d’Italia. Il vero sconfitto, a Castelvetrano, è infatti il candidato del Pd, Pasquale Calamia, fermo al 16 per cento, per cui il segretario Nicola Zingaretti si era speso in prima persona.
Ma in questo test elettorale di fine aprile ( 34 comuni al voto, con 254.687 elettori arrivati alle urne), anche la Lega, pur avanzando ovunque, non sfonda. I salviniani arrivano comunque al ballottaggio a Gela e a Mazara del Vallo. «Sono felice del voto siciliano perché da segretario della Lega avere i candidati della Lega al ballottaggio per diventare sindaci a Gela e a Mazzara del Vallo, vincere a Motta Sant’Anastasia e prendere percentuali a doppia cifra a Caltanissetta, a Monreale, a Bagheria, è una cosa emozionate. Ringrazio i siciliani per la fiducia che vedremo di meritarci fino in fondo», commenta il ministro dell’Interno.
Ma l’alleato di governo non ci sta a lasciare la scena Salvini. Per Di Maio, il buon risultato del Carroccio è solo frutto delle «ammucchiate» in coalizione, dice in diretta Facebook. «I giornali non lo ammetteranno mai ma dove si corre da soli noi siamo davanti alla Lega. Poi quando fanno le ammucchiate li dobbiamo battere provando ad andare al ballottaggio», conclude il vice premier M5S, nel tentativo estremo di risollevare il morale delle truppe. C’è un’intera campagna elettorale per le Europee da condurre e Di Maio non può permettersi defezioni.