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In attesa di sfidanti Virginia Raggi deve guardarsi soprattutto dal fronte interno M5s, dove da giorni si moltiplicano i dubbi sull’eventualità di una sua ricandidatura. Il tentativo di bis della sindaca, invisa ai Dem ed indisponibile ad una intesa con loro, si frappone alla linea di chi tra i pentastellati vuole puntare su un rafforzamento dell’alleanza di governo con il Pd, traslandola anche su territori. Il banco di prova di questo schema è stato individuato dal fronte governista tra i pentastellati nella tornata amministrativa del prossimo anno, quando andranno al voto Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. Oggi a far deflagrare questa situazione sono le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Dobbiamo investire in sindaci che siano in sintonia con la coalizione di governo». E, interrogato a tema sulla situazione di Roma e Milano, ha replicato: «Non mi fossilizzerei su Sala e la Raggi. Per me la Raggi ha lavorato bene». Precidando di non «aver mai parlato di scaricare qualcuno». La prima a criticare le parole del leader pentastellato è stata l’ex ministra Barbara Lezzi, vicina alle posizioni critiche di Alessandro Di Battista sulla gestione del Movimento, che ha sostenuto: «Non si tratta di fossilizzarsi ma di coerenza, la Raggi merita il rispetto di tutti». Ne è seguita poi una smentita dello staff di Di Maio: «Il ministro ha sostenuto e sostiene la sindaca, troviamo becera la strumentalizzazione delle sue parole molto chiare e nitide». Anche i 5 Stelle capitolini sono in fermento. Oggi la fronda di 5 consiglieri di peso ha formalizzato per sabato prossimo un incontro per aprire un percorso sui temi per il futuro della città per individuare il candidato sindaco solo dopo la scelta dei temi. Ad ulteriore dimostrazione delle perplessità avanzate da settimane dal gruppo sulla ricandidatura della Raggi. Dubbi che potrebbero portare a far mancare, insieme ad altri consiglieri, la maggioranza in Aula alla sindaca sugli ultimi voti di peso attesi in questi mesi. Nel frattempo il leader di Azione Carlo Calenda continua a lanciare segnali su Twitter del suo interesse per la corsa al Campidoglio. Prima di lanciarsi però sta aspettando di valutare i numeri dei sondaggi sulla sua figura. La sua possibile candidatura divide il centrosinistra, che nell’ex ministro troverebbe un nome di peso ma anche un ostacolo ad una intesa su Roma con i 5 Stelle, vista la sua distanza dai pentastellati. Da chiarire inoltre se Calenda accetterebbe di correre alle primarie, a cui già si sono candidati 5 tra parlamentari Dem ed esponenti politici e civici locali. Intanto arriva l'endorsement dei due sindaci dem lombardi, Giorgio Gori e Emilio Del Bono, per Carlo Calenda candidato sindaco a Roma. «Viste le condizioni in cui la città è ridotta, la prima qualità richiesta a un candidato sindaco di Roma dovrebbe essere la capacità di gestire situazioni molto complesse. Su questa base, la disponibilità di Carlo Calenda andrebbe accolta dal Pd come un’insperata buona notizia», commenta il primo cittadino di Bergamo, su Twitter. «È evidente e innegabile che la situazione di difficoltà della nostra capitale necessiti dell’intervento di un amministratore particolarmente capace nel gestire realtà e imprese complicate- scrive su Instagram il sindaco di Brescia -. Carlo Calenda ha tutte le caratteristiche per portare Roma fuori dalla complessità dei suoi problemi». Quanto al centrodestra negli ultimi giorni si sono rincorse voci su possibili candidati più pop come il conduttore televisivo Massimo Giletti. La prossima settimana i leader della coalizione dovrebbero tornare ad incontrarsi per discutere sui possibili nomi. «Ringrazio, ma l’ipotesi non esiste», afferma invece il presidente del parlamento europeo, David Sassoli, in una intervista a Repubblica rispondendo alla domanda se sia interessato alla candidatura a sindaco di Roma. «Questo è il tempo dell’Europa - spiega il presidente - . E presiedere il Parlamento europeo è un grande onore. Ringrazio coloro che mi esprimono fiducia, ma l’ipotesi non esiste. La responsabilità di un democratico si misura sul suo rispetto per le istituzioni. E le istituzioni non si piegano agli interessi personali o di parte. Questo ci hanno spiegato le generazioni che hanno fatto la Repubblica e io mi sento legato a questo insegnamento. Sono sicuro che il mio partito e i cittadini romani lo comprendano e lo condividano». La corsa per il Campidoglio, che nessuno sembra voler vincere, è appena iniziata