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Col Partito Democratico è sempre stato critico, pur riconoscendogli una funzione idealmente essenziale nel panorama politico del Paese. Eppure, come aveva annunciato, il filosofo Massimo Cacciari a votare alle primarie ci è andato. E ora fissa la deadline per il nuovo segretario: le europee.
Ha votato, allora? Sì, come avevo detto. Sono andato e ho votato Zingaretti.
L’ha stupita il grande numero di votanti? Il risultato della partecipazione è significativo solo se lo si collega al successo di Zingaretti, perchè è chiaro che l’affermazione di Zingaretti mostra un vasto movimento in opinione pubblica e correnti del centrosinistra che si sono orientate nei suoi confronti.
E quindi ora il Pd va col vento in poppa? 1,8 milioni di sono tanti. Parlerei più di ultima spiaggia. Speriamo che Zingaretti riesca a dar vita a un nuovo inzio per il Pd. Questo è il significato indubitabile delle primarie: senza Zingaretti non ci sarebbero state un milione e 800 mila persone ai gazebo.
E’ lo slancio necessario in vista delle europee? Questo è tutto da vedere. Quello che Zingaretti deve sapere è che, se alle europee dovesse avere un risultato negativo, la sua avventura finirebbe prima di cominciare.
Lei che soglia fissa? Il Pd di Zingaretti deve ottenere un risultato che sia almeno pari a quello delle ultime politiche. Altrimenti, è chiaro che partirebbe l’attacco contro di lui all’interno del partito e soprattutto nei gruppi parlamentari dove c’è una grande componente renziana.
La rivincita degli sconfitti? I renziani non aspettano altro. Per questo Zingaretti deve essere molto deciso nel formare un nuovo gruppo dirigente, nel programma per le europee e nella composizione delle liste. Deve dare segni chiari che intende fare sul serio e che vuole davvero segnare una discontinuità netta rispetto al Partito Democratico di prima.
Tutto questo entro le europee? Sì, i prossimi due mesi saranno decisivi, Se fallisce, la sua diventerà la vittoria di Pirro più clamorosa della storia.
Quindi secondo lei Renzi rimarrà nel Pd? Anche questo dipende da ciò che succederà alle europee. Per adesso i renziani staranno a vedere: certamnente non si possono permettere il lusso di sabotare esplicitamente il nuovo segretario. È ovvio però che, se Zingaretti dovesse subire un insuccesso alle europee, ritornerebbero in sella.
A proposito di europee, per le liste gira anche il suo nome. Guardi, il mio nome gira da trent’anni tra i ceti dirigenti di destra, sinistra e centro
Ma a lei piacerebbe candidarsi? È noto il suo attivismo europeista. Sto girando l’Italia da anni per spiegare l’Europa, ma le assicuro che non lo faccio certo per candidature o altro.
Parlando allora dell’europeismo, come viene accolto dalle sue platee? Se dovessi valutare le assemblee che ho fatto ovunque, forse sta crescendo una qualche consapevolezza che senza Europa e senza una nuova Europa non c’è trippa per nessuno, tantomeno per l’italia. Sì, forse sta crescendo la consapevolezza che l’unica ancora di salvezza che abbiamo è una rinnovata forza politica europea. Però dipenderà molto dalle mosse di Zingaretti.
Solo da questo? Dipende dal gruppo dirigente con cui si presenterà, dalla sua capacità di rilanciare un discorso di riforma a livello europeo. Ma dipende anche dalla tenuta del governo. Comunque, in base a quel poco che riesco a vedere, ci sono tanti giovani che organizzano assemblee nelle sedi universitarie, che discutono di Europa e preparano documenti.
Questo la fa ben sperare? Non so quanto questo sia segno di una sensibilità culturale di qualche avanguardia e quanto sia diffuso. Certo è che, se Zingaretti dovesse deludere, si cadrebbe ancora più indietro rispetto a dove già eravamo.
A proposito di questo, la prima uscita pubblica di Zingaretti è stata in Piemonte per la Tav. La convince come tema per le europee? Ma per carità, non perda tempo con la Tav. Gli consiglio caldamente di fare un discorso generale sulle infrastrutture e sulle priorità di investimento, un discorso di sviluppo... Cosa centra la Tav?
A livello europeo è considerata un elemento centrale dei collegamenti viari tra Italia e il resto del continente... Ma certo che interrompere l’opera ora è demenziale. Però guardi, al di là della ridicolaggine del ministro Toninelli, nel gruppo degli esperti sulla Tav ci sono anche persone molto serie come Marco Ponti, che certamente non è influenzabile da Di Maio. Sarebbe stato un tema da affrontare in tutt’altro modo.
L’opera va finita, quindi? Sì, ma se fossi in Zingaretti non mi ci impiccherei. La Tav è un’opera che si è ereditata e che non ha alcun senso strategico. Zero. Le battaglie ideologiche vanno fatte su altro.
Ovvero? Il paese ha altre priorità. Per esempio andrebbe messo a posto tutto il settore idrogeologico, andrebbe costituita un’ autorità, perchè senza autorità metaregionali come si fa ad affrontare questioni che anno a che fare con le aste dei fiumi? Insomma, ci sarebbe tutto un discorso di riassetto istituzionale e amministrativo che nessuno affronta e conosce. Ecco, se vuole il nuovo segretario parli di questo, ma non faccia crociate sulla Tav. Lì la questione è semplice: l’opera va finita, fine.