Il gioco del cerino sulla legge elettorale è arrivato ormai al suo ultimo giro di boa. E stavolta la mossa di Matteo Renzi attraverso la presentazione, prevista per oggi, da parte di Emanuele Fiano del cosiddetto Rosatellum bis rischia di far bruciare le mani a Forza Italia. Oltre che di penalizzare fortemente gli scissionisti Mdp.

E’ un duello a distanza di fatto tra il segretario del Pd e Silvio Berlusconi, con il primo pronto a rimpallare all’altro l’accusa, soprattutto di fronte a Sergio Mattarella, di aver affossato anche l’ultimo tentativo di fare la riforma; e l’altro, il leader azzurro che da vero uomo dell’azzardo potrebbe a sua volta spiazzare Renzi tirando fuori dal cilindro una sorpresa delle sue.

Per ora comunque il Cav, al termine di un lungo vertice con i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani, al quale erano presenti Gianni Letta e Niccolò Ghedini, risponde in via ufficiosa a Renzi, mandando a dire che potrebbe anche dire sì, ma che prima vuol vederci chiaro. «Molto chiaro», assicurano ad Arcore. La mossa di Renzi di fatto costringe Berlusconi a dover scegliere tra quelli che gli azzurri, seppur divisi tra loro, considerano due mali comunque: il Rosatellum che con quel 36 per cento di collegi uninominali al Nord rischierebbe di favorire la Lega di Matteo Salvini e al Sud lo stesso non sarebbe una mano santa per Forza Italia perché lì di fatto la coalizione di centrodestra non esiste, dal momento che la Lega non c’è e Fratelli d’Italia ha una sua forza solo in Sicilia.

Un gap quello dei collegi uninominali che, secondo gli uomini del Cav, conti alla mano, non sadi rebbe colmato neppure con la seppur ampia quota proporzionale prevista. «Semplicemente perché – spiega un azzurro – questa legge è congegnata con un sistema di listini nella parte proporzionale che è una autentica lotteria». Ecco perché è durato ieri pomeriggio così a lungo il vertice di Arcore. Un vertice che, secondo indiscrezioni da prendere però con le molle, potrebbe portare alla fine Forza Italia verso un sì con riserva al Rosatellum bis. Ma niente è scontato, mentre la riunione fiume era in corso il Cav sarebbe stato raggiunto da un pressing contrario di numerosi esponenti del Sud. Mentre ci sarebbe tutta l’ala nordista filoleghista di Fi a favore, nella quale i maligni sospettano ci sia anche lo steso Romani. Probabilmente la posizione vera di Berlusconi, che come si sa, era e resta a favore del sistema tedesco, è rappresentata dalle dichiarazioni fatte a vertice in corso dal capogruppo azzurro alla commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto. Non è un’apertura, ma neppure una chiusura a prescindere: «Il maggioritario – osserva Sisto – ci lascia perplessi e continuiamo a ritenere il proporzionale il sistema più giusto quanto a rapporto tra voti e rappresentanza. In ogni caso, stiamo facendo e continueremo a fare le nostre riflessioni». Conclude Sisto: «Intanto resta sul tavolo anche il problema dei numeri che sulla proposta annunciata dal Pd sono molto più risicati rispetto al sistema tedesco». Tradotto: nella quota proporzionale prevista dal Rosatellum Forza Italia non prenderebbe certamente gli stessi parlamentari che avrebbe con il tedesco. L’alternativa, però, di cui si è discusso nel vertice di Arcore sarebbe il Consultellum, ovvero l’Italicum ritoccato dalla Consulta che spingerebbe verso quel listone unico che Berlusconi non vuole. Ma neppure Salvini, il quale però naturalmente è a favore della proposta che porta il nome del capogruppo Pd alla Camera Rosato. Mentre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha già detto, con la consueta franchezza, che le «fa schifo». «Ci penserà Denis ( Verdini ndr) a sistemare le cose sulla legge elettorale…», ride un parlamentare forzista. Scherza, ma non troppo, perché ieri nessuna smentita ufficiale c’è stata alla notizia data in anteprima da Il Dubbio e da La Repubblica di un possibile ritorno di Verdini in Forza Italia. Solo agenzie di stampa in cui si riportavano voci dei malumori tra gli azzurri e che attribuivano al Cav la frase: basta rientri. Ma ieri il coordinatore forzista campano Domenico De Siano, considerato molto vicino a Berlusconi, annunciava un po’ sibillino: «Ci saranno altri rientri».