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“Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”. È questo il quesito al quale sono chiamati a rispondere gli iscritti al M5s domani dalle 9 alle 18. La piattaforma Rousseau dunque rischia di divenire l’arbitro dell’accrodo tra Movimento e Pd. Al voto possono partecipare coloro che sono iscritti da almeno 6 mesi e che possono dimostrare un documento certificato. Il risultato inoltre sarà immediatamente consultabile on line. Altri requisiti per iscriversi alla piattaforma sono quelli della cittadinanza italiana, la maggiore età e la non appartenenza al altri partiti. Inoltre bisogna sottoscrivere il codice etico e il consenso al trattamento dei propri dati personali, anche sensibili. L’ultima parola dunque, come dichiarato esplicitamente dai pentastellati, spetta esclusivamente agli iscritti. Ma democrazia interna o diretta che sia, conterà molto la forma con la quale è posto il quesito. Su questo sono montate già le polemiche, infatti da più parti si pensa che l’inserimento della parola “Pd” possa in qualche modo suscitare un esito negativo rispetto all’accordo di governo. Non è un mistero che tra i grillini convivano diverse anime, tra i fautori innanzitutto Grillo e i gruppi parlamentari mentre sembrano essere ostili sia Davide Casaleggio che alcuni esponenti di spicco come Alessandro Di Battista che preferirebbero tornare al voto. In ogni caso, anche per spegnere sul nascere le perplessità espresse circa la legittimità della piattaforma Rousseau, i 5 Stelle hanno cercato di smentire quelle che hanno chiamato Fake news. Innanzitutto viene precisato che Rousseau non appartiene alla Casaleggio Associati, il voto on line è sicuro, non tracciabile, non manipolabile e certificato. In un post sul blog delle Stelle viene detto che “nel 2016 la piattaforma viene rilasciata e donata al Movimento 5 Stelle e la sua gestione viene affidata all’Associazione Rousseau fondata da Gianroberto e Davide Casaleggio proprio con lo scopo di sostenere e sviluppare l’omonima piattaforma di democrazia diretta”. E chi fa parte di questa associazione? Quattro persone: Max Bugani, Enrica Sabatini, Pietro Dettori e, naturalmente, Davide Casaleggio, che ricopre il ruolo di presidente. La seconda bufala, per i pentastellati, riguarda le voci sui rilievi mossi dal Garante della privacy. “L’area voto utilizzata negli ultimi 5 mesi e che verrà utilizzata per il voto sul Progetto di Governo non è stata oggetto di contestazioni da parte del Garante della privacy. I problemi evidenziati dal Garante riguardavano la precedente piattaforma non più in uso. Tutte le contestazioni del Garante sono state risolte nel vecchio sistema e non sono mai state presenti nel nuovo”. Seguono precisazioni sulla sicurezza del voto, sulla non identificabilità degli iscritti, sulla capacità dell’infrastruttura di reggere anche grandi traffici, sui finanziamenti e sulla certificazione notarile delle operazioni elettorali. Infine, la decima bufala smentita: “La nuova piattaforma Rousseau non è stata hackerata il 29 agosto 2019. L’immagine che è stata diffusa è frutto di un fotomontaggio che gli stessi utenti della Rete hanno smascherato”.