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ROBERTO FORMIGONI
Il senatore di Alternativa Popolare Roberto Formigoni boccia senza mezzi termini l’alleanza col Pd in Sicilia: una scelta incomprensibile che snaturerebbe l’identità del partito. Per ottenere il via libera, dunque, sarebbe stata necessaria la convocazione di una direzione nazionale.
Perché non la convince la scelta di Alfano di allearsi con il Pd in Sicilia e sostenere Micari?
Mi sembra che la scelta delle alleanze abbia convinto veramente pochi esponenti di Ap. Una buona parte del partito non condivide questa decisione che anche a me sembra sbagliata. Va ricordato che il candidato presidente della coalizione di centrodestra Musumeci non ha mai detto di non volere Alfano. Anzi, ha sempre lasciato capire di non avere obiezioni a un apparentamento con Ap. Inoltre tutti i sondaggi danno lo schieramento di sinistra terzo su tre, nonostante il contributo di quella parte di Ap che ha scelto di sostenere Micari. Sono molti gli ele- menti per giudicare sbagliata questa scelta, peraltro non condivisa.
E allora cosa ci sarebbe alla radice delle valutazioni del segretario?
Le ragioni credo siano molteplici. L’atteggiamento inaccettabile e le dichiarazioni ripetute da parte di Salvini e della Meloni hanno contribuito a creare in Alfano un atteggiamento di giusta reazione, ma che doveva limitarsi alle dichiarazioni. Poi c’è stato il ritorno di fiamma di Renzi. In ogni caso la scelta è sbagliata perché il candidato presidente del centrodestra non ha mai chiuso ad Ap e perché mi sembra che Renzi abbia sufficientemente dimostrato la sua doppiezza quando due mesi fa concordò le modifiche alla legge elettorale al di fuori del recinto della maggioranza. Per di più, usando anche espressioni spregevoli, rifiutò di parlare con Ap. Nonostante il nostro partito per 4 anni abbondanti abbia garantito, con grande senso di responsabilità, questa legislatura. Questo pentimento di Renzi mi sembra tardivo e strumentale, anche perchè è noto che Renzi è in grande difficoltà in Sicilia e anche nel suo partito, nonostante le primarie.
Nel passato però a livello locale il suo partito è andato con il centrosinistra. E Alfano dice che le alleanze siciliane riguardano solo la Sicilia…
Le elezioni siciliane non sono quelle locali per le quali si è chiuso un occhio. Le comunali sono una cosa molto diversa rispetto alle elezioni nella seconda Regione italiana. Un territorio importantissimo dove le elezioni hanno un valore schiettamente e sostanzialmente politico. In questi casi si deve tenere fede all’identità oppure si deve spiegare perché la si vuole cambiare. Ci saremmo aspettati almeno la convocazione d’urgenza di una direzione nazionale del partito.
Chi vince in Sicilia vincerà le politiche?
Non è detto che chi vince in Sicilia vincerà a livello nazionale. È chiaro però che si tratta di un appuntamento fondamentale che cade a ridosso delle elezioni e assume quindi un peso molto importante.
La divisione tra la linea siciliana e la linea del Nord sembra poter fare implodere il partito. Mi pare che ripercussioni siano già in atto in Sicilia dove diversi parlamentari siciliani e deputati regionali hanno bocciato l’allean- za con il Pd e si sono pronunciati a favore della candidature di Musumeci. Mi auguro, anzi spero contro ogni speranza richiamando la spes contra spem di San Paolo, che ci sia uno spazio per un ripensamento e per un’immediata convocazione della direzione nazionale.
E se invece la decisione rimanesse questa e Ap si avviasse a una probabile sconfitta al fianco del Pd?
Immagino tempi più ravvicinati per le nostre decisioni. Non possiamo certo rimanere immobili fino al risultato elettorale. Se Alfano confermasse le decisioni assunte, già nelle prossime settimane saremo costretti a tirare le somme. Noi intendiamo andare avanti sulla linea che abbiamo tratteggiato in questi mesi.
Ma agirete dentro Ap mettendo in discussione l’attuale segretario o immagina una fuoriuscita?
Vediamo come succede in Sicilia. Durante l’ultima riunione di Palermo si sono manifestate molte più obiezioni di quanto ci si aspettasse. Tanto che si è deciso di programmarne delle altre. Non è una piccola frangia siciliana che non condivide l’alleanza con il Pd, ma una parte molto consistente di Ap. Sarò ingenuo ma mi aspetterei un ripensamento. Credo poi che se dovesse essere confermato l’accordo con il Pd saranno gli stessi amici siciliani a prendere accordi con Musumeci e so che già contatti sono stati avviati in tal senso. Già la scelta di Palermo ci aveva irritato, ma avevamo chiuso un occhio.
Ma irritazione perché? Governate ancora col Pd…
Occorre ricordare che quando siamo nati nel novembre del 2013 ci battezzammo Nuovo Centrodestra e non rinnegammo la nostra provenienza. Anzi confermammo la nostra identità affermando che noi eravamo il centrodestra nuovo di cui l’Italia aveva bisogno. Ancorato ai propri valori e alla propria identità, ma lungimirante e capace di collaborare con il centrosinistra in un momento di grande difficoltà per il Paese. In quel momento nessuno aveva vinto le elezioni e la grave crisi economica in atto non consentiva elezioni anticipate che avrebbero consegnato la vittoria ai Cinquestelle. Adesso quella fase si è chiusa.
Qual è allora il percorso di avvicinamento alle prossime elezioni?
Già da qualche mese abbiamo immaginato un percorso di un’unificazione delle forze di centro, partendo da Stefano Parisi e comprendendo l’Udc e le formazioni come quella di Fitto, affidando il ruolo di portavoce proprio a Stefano Parisi. Abbiamo lavorato per questo in una prospettiva di consistenza autonoma per una forza che da sola supera ogni sbarramento.
E che guarda a destra?
Ad un centrodestra non egemonizzato dai populisti, ma fondato sulle parole d’ordine dei popolari. Nessun veto comunque a forze come Lega o Fdi, ma nell’ambito di un cen-trode-stra europeo.